di Gianluigi Pegolo
Non per indulgere in pulsioni antipolitiche, né tantomeno per agitare proteste qualunquiste, ma per un principio elementare di decenza, non si può che esprimere il proprio disgusto di fronte al dibattito sulla legge elettorale in corso fra le forze dell’attuale maggioranza di governo. Il disgusto, si badi bene, non nasce dalla generica sfiducia nei confronti del sistema istituzionale e, quindi, dallo scetticismo sulle regole che presiedono alla formazione della rappresentanza. Nasce invece dallo sconcerto nel costatare la distorsione delle regole democratiche a fini di parte, l’assenza dal dibattito di qualsiasi serio ripensamento sulla crisi delle istituzioni prodottasi in questi anni, la spregiudicatezza con la quale si utilizzano argomenti contraddittori a giustificazione di scelte mutevoli.
In questa condizione il cittadino elettore, già vessato sul piano sociale – in particolare quello meno tutelato – non riesce più a capire di cosa si stia realmente discutendo, le sue opinioni sono manipolate con argomenti demagogici che vengono gettati nel dibattito, le tradizionali discriminanti politiche – per intenderci l’essere di destra o di sinistra – scemano di fronte a proposte che sono dettate, in ultima istanza, dalla pura volontà di preservazione dei ceti politici.
di rassegna.it
Disoccupazione record a giugno: è al 10,8%, in rialzo di 0,3 punti percentuali su maggio e di 2,7 punti su base annua. L’Istat precisa che si tratta del tasso più alto da gennaio 2004, ovvero da quando sono iniziate le serie storiche mensili, ma guardando le serie trimestrali occorre risalire fino al III trimestre 1999.
In termini assoluti, i disoccupati sono 2 milioni 792 mila, il record storico di sempre. Rispetto a maggio sono aumentati di 73mila unità, mentre su base annua la crescita è di 761mila unità.
Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, ovvero l’incidenza dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca, è pari a giugno al 34,3%, in calo di un punto percentuale rispetto a maggio. I giovani disoccupati rappresentano il 10,1% della popolazione di questa fascia di età. Gli inattivi tra i 15 e i 64 anni diminuiscono dello 0,4% (-52 mila unità) rispetto al mese precedente. Il tasso di inattività si posiziona al 36,1%, con una flessione di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali e di 1,8 punti su base annua.
di articolotre.com
L’accordo finale sul pacchetto di nuovi tagli alla spesa pubblica non è ancora stato raggiunto, ma in ogni caso è vicino. “Stiamo seguendo l’unica via che può mantenere la Grecia in Europa e lo stiamo cercando di fare con il minor sacrificio possibile, le misure saranno pronte ad agosto”, ha annunciato il portavoce del governo, Simos Kedikoglou. Sarà dunque un estate bollente per il popolo greco, già duramente colpito dall’austerità di questi ultimi anni.
Intanto, secondo quanto riferito oggi dal quotidiano Kathimerini, un disegno di legge presentato ieri al Parlamento ellenico consentirà al governo di Atene di chiudere decine di università qualora scegliesse di ridurre la spesa pubblica anche in questo modo. Secondo il testo del disegno di legge che verrà discusso oggi da una commissione parlamentare, le università potranno essere chiuse “quando ciò sia in accordo con le esigenze dell’economia nazionale”.
di Monica Lanfranco
Quando Christa Wolf mise in bocca a Cassandra queste parole (tra uccidere e morire c’è una terza via: vivere) lo fece pensando alla guerra. Le donne dello Scamandro, lontane dal palazzo reale dove la natura era bandita, e con essa la vita, sapevano che era necessario, pena la fine dell’umanità, “combattere il male prima, quando ancora non si chiama guerra”. Una visione, questa, mai abbastanza valorizzata e praticata nella quale, negata la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti, non si nega invece il motivo del conflitto, ma lo si pone al centro, affinché lo si riconosca, lo si dipani e quindi si costruisca l’alternativa.
Uso questa intuizione preziosa della studiosa tedesca per provare a ragionare sul drammatico caso di Taranto, città che da decenni vive l’atroce contrapposizione tra diritto al lavoro e diritto alla salute, identico dilemma vissuto anche in altri luoghi della penisola, (solo per citare i casi più noti nel tempo): l’Acna di Cengio, le acciaierie di Cornigliano, l’amianto di Casale Monferrato, il progetto Dal Molin, l’alta velocità in Val Susa, il terzo valico in Liguria.
di Cinzia Sciuto
Diciamolo chiaramente: di questo parere del Comitato nazionale di Bioetica sull'obiezione di coscienza non se ne sentiva proprio il bisogno. In un paese in cui la quasi totalità dei ginecologi si rifiuta di compiere interruzioni di gravidanza proprio dichiarandosi obiettore di coscienza, e in cui a causa di questi numeri abnormi sta diventando praticamente impossibile abortire in molte strutture pubbliche, il Cnb – organo consultivo del governo – pubblica un parere (approvato con il solo voto contrario e motivato di Carlo Flamigni) in cui difende a spada tratta l'obiezione di coscienza, conferendole il rango di diritto costituzionale. Di più: definendola addirittura un baluardo della democrazia a presidio dei “diritti inviolabili dell'uomo”.
Andiamo con ordine. Il parere pubblicato dal Cnb decide di occuparsi della questione dell'obiezione di coscienza in generale, non con riferimento specifico all'interruzione di gravidanza. L'obiettivo del Comitato è quello di fornire un quadro etico-giuridico che possa essere utile alla regolamentazione dell'obiezione di coscienza.