di Marco Revelli
Non dimentichiamola troppo in fretta, la lezione greca. Ancora la scorsa domenica mattina il mondo - non solo l'Europa - sembrava appeso al voto di quella decina di milioni di elettori greci chiamati a scegliere tra la vita e la morte. Con i nostri quotidiani "indipendenti""a spiegarci, senza pudore - producendosi in un falso plateale - che ad Atene si sceglieva tra l'Euro splendente e la miserabile dracma.E la stampa finanziaria a disquisire di computer dei broker globali puntati sul fatidico "sell" che, in caso di vittoria dei "nemici dell'Europa", avrebbero scatenato l'opzione fine del mondo dando inizio a una tempesta di vendite sui titoli di Stato dei paesi deboli (come il nostro), mentre in caso contrario il "buy" avrebbe polverizzato lo spread... e salvato il mondo!
di Ilaria Cucchi
Noi eravamo presenti al momento della pronuncia della sentenza della Corte di Cassazione. Lucia Uva, Domenica Ferrulli ed io. Perché noi in questi anni siamo diventati una famiglia.
Noi sappiamo cosa significa lottare momento dopo momento per una giustizia che si da per scontata ma che molto spesso non lo è.
Noi sappiamo quanto è importante per noi, e per quelli come noi, che finalmente e definitivamente coloro che hanno tolto la vita a un ragazzino che non aveva fatto niente di male siano stati giudicati colpevoli.
di Paolo Berdini
eri i giornali di informazione hanno enfatizzato oltre i limiti del ridicolo il «piano città» del ministro Passera e del viceministro Ciaccia. Di fronte alle carenze strutturali e allo stato di abbandono delle nostre città che non riescono a competere con le città dell'Europa, in tutti i titoli si leggeva che erano stanziati niente meno che 2,1 miliardi di euro. Lavoce.info - sempre puntuale e preziosa - ha dimostrato che i 224 milioni, gli unici veri della partita perché il resto sono anticipazioni della Cassa depositi e prestiti, non sono neppure tutti nuovi perché verranno dai tagli di interventi di edilizia già programmati.
di Joseph Halevi
Quello che stiamo vivendo in Europa, in questi giorni, in questi mesi e nei prossimi, è una crisi che deriva dagli scontri tra pezzi e segmenti di capitale europeo. Secondo me è necessario che la sinistra italiana - quanti ancora pensano in termini di «sinistra di classe» - cerchi di individuare e capire la dimensione intercapitalistica e intracapitalistica della crisi che si sta vivendo in Europa. Quindi non è questione che riguardi un «progetto ideale» europeo, un'unificazione fallita.
La questione è come la ricostituzione del capitale in Europa, partita praticamente dal piano Marshall in poi, si è sviluppata ed evoluta fino ad arrivare alla situazione odierna. Questo è il nostro problema principale da capire analiticamente; ma non viene affrontato da nessuna parte, perché le forze della sinistra (moderata o di estrema sinistra, non ha importanza) che operano nell'insieme dell'Europa stanno accettando tutti i pregiudizi e le ideologie che hanno accompagnato la cosiddetta costruzione europea. Questo è, secondo me, il punto nodale.
di Norma Rangeri
Una democrazia repubblicana che ancora deve conquistare la frontiera dei diritti civili e della laicità, con una forbice sociale tra le più alte nel vecchio continente e non solo, con il record europeo di evasione fiscale e una corruzione dilagante che divora la fiducia pubblica, avrebbe tutte le carte in regola per essere più avvelenata di altri. Invece uno dei massimi dirigenti comunisti, oggi democratici, Massimo D'Alema, in un'intervista all'Unità mostra stupore e meraviglia per il pessimo rapporto tra i partiti e la società.