di Vincenzo Comito
I greci hanno votato e il particolare meccanismo della legge elettorale di quel paese permette ora il ritorno al potere di quegli stessi partiti – Nuova Democrazia e Pasok – che hanno contribuito a trascinare la nazione nel baratro, mentre Syriza, che presentava l’unica speranza di cambiamento, viene sconfitta di misura. La paura ha vinto sulla speranza, come ha subito dichiarato lo stesso leader della sinistra radicale.
La vittoria dei partiti tradizionali, con in testa quel Samaras che a suo tempo aveva truccato i dati relativi ai deficit pubblici e all’indebitamento del paese, ha ricevuto una spinta importante da parte di tutti gli interessi costituiti interni ed internazionali, dalla Banca Mondiale alla Merkel, che sono intervenuti pesantemente ed indebitamente nel dibattito preelettorale minacciando tragedie per il paese, per l’Europa, per il mondo, se avesse vinto il candidato della sinistra.
di Paul Krugman
Da quando la Grecia ha iniziato a colare a picco, se ne sono sentite tante su cosa c’è che non va nel Paese ellenico e in tutto ciò che lo riguarda. Alcune delle accuse sono fondate, altre prive di fondamento, ma nessuna coglie nel segno. Sì, l’economia, la politica e senza dubbio anche la società greca sono caratterizzate da gravi mancanze. Ma non sono quelle mancanze ad aver causato la crisi che sta devastando la Grecia, e che minaccia di estendersi all’Europa intera.
Quest’anno, in ritardo rispetto a quanto previsto dalla legge 185/90, il governo ha presentato il rapporto sull’esportazione di armi italiane nel 2011.
L’anno scorso, il Ministero degli Affari Esteri ha rilasciato 2.497 autorizzazioni all’esportazione di materiali d’armamento per un valore complessivo di 3.059.831.372,25€, a fronte dei 2.906.288.705,85€ del 2010, segnando un incremento su base annua del 5.28%. Il dato è reso ancor più positivo se si pensa che, nel 2010, il valore delle autorizzazioni erano crollate del 40.86%.
di Michelangelo Cocco
Per provare a lenire le sofferenze inflitte ai più deboli dai piani di «salvataggio» la maggioranza dei greci ha scelto di affidarsi a un partito, Nuova democrazia, coinvolto in una lunga stagione di scandali e malversazioni e al suo leader, Antonis Samaras, lo stesso che pochi mesi fa, assieme al «socialista» Pasok, aveva sottoscritto il secondo memorandum, cioè la svendita dei diritti dei lavoratori e il taglio di stipendi e pensioni in cambio di un prestito da 130 miliardi di euro per ricapitalizzare le banche elleniche.
di Matteo Pucciarelli
Le elezioni greche, a prescindere dal risultato, si sono rivelate l’ennesima dimostrazione di come la cosiddetta “sinistra” nostrana (erroneamente individuata nel Pd) sia tutt’altro che alternativa al sistema dominante – quello per cui conta l’economia, poi l’economia e in terza posizione l’economia.