di Lorenzo Zamponi e Claudio Riccio
Un anno fa, Milano, Napoli e Cagliari eleggevano sindaci "eretici", nati e cresciuti a sinistra dell'asse bipartitico Pd-Pdl, e, poche settimane dopo, 27 milioni di italiani, la maggioranza assoluta dei cittadini elettori di questo paese, votavano sì a quesiti referendari distanti anni luce dalle posizioni dei soggetti politici presenti in Parlamento. L'opposizione sociale al governo Berlusconi, partita dalle scuole e dalle università nell'autunno 2008
di Alberto Burgio
Di che cosa si può parlare oggi? Di che cosa dovrebbe parlare la politica oggi? Di solito la politica parla di se stessa. Schieramenti, alleanze, elezioni. Tutt'al più, programmi e decisioni. Questa sembra la materia naturale, questo l'oggetto di un discorso serio della e sulla politica. Infatti di queste cose si continua a parlare, in modo più o meno decente e coerente. Mentre, coerentemente, si persevera in pratiche consuete (nomine e spartizioni varie).
di Matteo Bartocci
Il portavoce dei «pirati» tedeschi critica il «non statuto» di Beppe Grillo: «È gerarchico, come il copyright» Le due liste hanno in comune soltanto la passione per il Web. Ma a Berlino il portavoce del movimento può essere chiunque e il «programma» è un software «democratico»: Liquid Feedback
di Piero Orsatti
Nato come fenomeno politico grazie alla Rete (almeno così dice), Beppe Grillo oggi nella Rete ha il suo più grande avversario. Proprio oggi che i risultati delle elezioni amministrative lo hanno premiato e i sondaggi lo posizionano come secondo partito se si votasse nelle prossime settimane, il feticcio di Internet rischia di smontargli la sua creatura, il Movimento 5 Stelle. Ha lavorato per anni il leader di M5S, con pazienza e determinazione, utilizzando la rete per avvicinare il disagio diffuso
di Francesco Piccioni
La concretezza delle tute blu non sopporta giri di parole fumose. E la politica italiana, anche a sinistra, è abituata da troppo tempo al tatticismo, agli «schieramenti elettorali» che prescindono dal «che fare?» una volta in Parlamento; senza più attenzione agli interessi materiali e politici dei «rappresentati». Specie per quanto riguarda i lavoratori.
La Fiom ha rovesciato l'ottica. «Non aspetteremo che i politici, in piena campagna elettorale, vengano a prometterci il possibile e l'impossibile». Li «chiamiamo noi» per dire con chiarezza cosa vogliamo e «chiedere risposte». Perché «non consentiremo che i lavoratori vadano a votare senza sapere come si potrà recuperare la profonda ingiustizia che anche in queste ore si sta legiferando».