di Debora Aru
Alla fine la Glencore si è ritirata dalle trattative con il governo. Con una lettera inviata al ministero dello sviluppo economico, al presidente della Regione Ugo Cappellacci e ai sindacati sardi, la multinazionale svizzera ha deciso di rinunciare all'acquisto dello stabilimento Alcoa di Portovesme.
Il pomo della discordia è il prezzo dell'energia elettrica: non è stato infatti possibile superare lo scoglio rappresentato dalle richieste avanzate dalla Glencore che ha fissato come soglia massima possibile i 25 euro/MWh.
«Con una volontà meramente propositiva -scrivono i vertici dell'azienda elvetica nella lettera - desideriamo semplicemente sottolineare che con l’applicazione dei meccanismi illustrati arriviamo ad un costo finale dell'energia pari a 35 euro/MWh, prezzo che si è rivelato insufficiente a garantire anche la continuità produttiva di Alcoa».
di lettera43.it
Per la terza volta in una settimana, migliaia di persone hanno invaso plaza de Neptuno di Madrid, per protestare contro le drastiche misure anti-crisi, varate dal governo spagnolo del conservatore Mariano Rajoy.
La sera del 29 settembre, migliaia di dimostranti hanno impugnato i cartelli con le scritte 'no', 'dimissioni', 'licenziatevi', separati dalla forze di polizia da una serie di transenne, a pochi passi dalle Cortes, il Parlamento spagnolo, e del museo del Prado.
GLI SCONTRI DEL 25 SETTEMBRE. Dopo i disordini del 25 settembre, la manifestazione è stata nuovamente convocata dagli indignados del movimento 25-S: la data dalla prima delle tre manifestazioni di questo mese, con gli scontri, le cariche della polizia, una quarantina di arresti e una cinquantina di feriti.
di Goffredo Adinolfi
A Lisbona la protesta cresce di giorno in giorno, così, dopo la manifestazione convocata il 15 settembre scorso dal gruppo «que se lixe a Troixa» - che si fotta la Troika - ieri è stata la volta del sindacato: centinaia di migliaia di persone si sono concentrate nell'immensa praça do Comercio riempiendola in ogni suo angolo. Gestire la crisi non dev'essere facile per la Confederação geral dos trabalhadores : difficile è trovare il giusto equilibrio tra il possibile e l'auspicabile e controllare tendenze centrifughe naturali in un momento di grande disperazione o, al contrario, un eccesso di rabbia e violenza. Finora si può dire che ciò che è stato fatto è stato fatto con intelligenza e pragmatismo.
di Eugenio Montesano
«I love Tottenham» proclama un enorme striscione fuori dalla stazione della metropolitana di Tottenham Hale. Non è l’unico: all’incrocio con la High Road, il corso principale, le palizzate dei cantieri e le impalcature degli edifici in costruzione sono tappezzate con questo messaggio. Più che uno slogan, suona come un monito. Hanno bisogno di ricordarselo, gli abitanti del quartiere a nord di Londra devastato dalle violenze di un anno fa. Era il 6 agosto 2011 quando l’uccisione da parte della polizia del pregiudicatonero Mark Duggan, sfuggito a un controllo,fece esplodere la protesta precipitando il quartierenella guerriglia urbana.
Quella notte negozi e edifici simbolo di un’intera comunità furono messi a ferro e fuoco insieme ai cuori della gente. Le ferite sono state profonde, e le cicatrici sono ancora sotto gli occhi di tutti.
di Pietro Greco
Non è colpa degli idealisti, sostiene Anna Tarquini già nel titolo di un saggio apparso di recente sulla rivista «Il Mulino». Non è colpa dell’«idealismo italiano» di Benedetto Croce e di Giovanni Gentile, sostiene la storica in forza all’università La Sapienza di Roma, se l’Italia da decenni ha fatto a meno della scienza per alimentare la propria cultura e la propria economia. Le colpe vanno ricercate altrove. Non è solo colpa solo di Croce e Gentile, sostiene Pierpaolo Antonello, docente di Letteratura italiana contemporanea a Cambridge, Gran Bretagna, in un libro, Contro il materialismo, in uscita in questi giorni per l’editore Nino Aragno. Ma è colpa anche di tanti altri idealisti che, a destra come a sinistra, hanno sminuito, in maniera sistematica e persino deliberata, il valore culturale della scienza e, nel medesimo tempo – sottolinea il Senior Lecture dell’università inglese, nel poderoso volume (oltre 400 pagine) in cui rifà il «bilancio di un secolo» di confronto tra le «due culture» in Italia – la portata di quel «materialismo volgare» che si fonda sulla profonda e ineludibile componente biologica dell’uomo.