di Stefano Galieni
La direzione nazionale del Prc che si è riunita ieri 22 marzo ha avuto una discussione che incrociava alcuni punti nodali: l’analisi dei risultati delle elezioni amministrative, definite da Gianluigi Pegolo, per quanto riguarda i risultati della FdS di sostanziale tenuta, il quadro politico nazionale ed europeo, gli obiettivi da percorrere.
di Claudia Campese e Salvo Catalano
«Non è solo una questione politica. E’ soprattutto una rivoluzione culturale. La gente è stanca e in Valerio vede il riscatto». Matita alla mano, i cittadini di Palagonia, comune in provincia di Catania, hanno portato la rivoluzione in paese. Scegliendo in massa come nuovo sindaco Valerio Marletta: «giovane, istruito e comunista».
di Gaetano Azzariti
Il dibattito sui sistemi elettorali in Italia appare concentrato sulla modellistica e sui calcoli delle convenienze particolari delle singole parti in causa; rischia così di perdere il suo specifico, l'orizzonte di senso e di valore. Bisognerebbe ricordare che i sistemi elettorali non sono tanto un metodo per stabilire chi deve ricoprire cariche pubbliche di vertice, ovvero una tecnica di traduzione dei voti in seggi, ma sono, soprattutto, un mezzo di legittimazione del ceto politico, definendo la relazione concreta tra elettori ed eletti.
di Alfonso Gianni
Il Rapporto annuale 2012 sulla situazione del Paese dell’Istat, presentato oggi nella sala della Lupa a Montecitorio, ci restituisce un’immagine cruda dello stato dell’Italia. Ovviamente il rapporto non contiene, né lo potrebbe, giudizi politici. Ma le cifre e le valutazioni statistiche che ci offre valgono più di accorate denunce, perché costituiscono un’analisi puntuale e spietata delle condizioni in cui versa il nostro paese nel pieno della crisi e forniscono un’infinità di elementi precisi per sottoporre a critica le politiche del governo italiano e della governance europea.
di Enrico Piovesana
Il neoeletto presidente francese François Hollande è andato a Chicago a comunicare agli americani e agli alleati della Nato che la Francia si chiama fuori dalla guerra in Afghanistan. “Una decisione già presa e non negoziabile”, ha chiarito il nuovo inquilino del’Eliseo.
Su ordine del nuovo ministro della Difesa Jean-Yves Le Drian, i 3.400 soldati d’oltralpe hanno già cessato le operazioni di combattimento e stanno già iniziando a smobilitare, per tornare tutti a casa entro la fine dell’anno.