di Antonio Igroia
Pur con la cautela dovuta alla delicatezza delle indagini e al riserbo degli investigatori, l’orribile attentato di Brindisi impone alcune considerazioni.
Prima considerazione: chiunque sia il responsabile di un atto criminale così efferato, organizzazione terroristica o mafiosa, ovvero assassino solitario, l’obiettivo era uno, semplice e terribile. Semiare il terrore nel Paese, veicolare una nuova, sottile, paura sociale da aggiungere alle altre paure che si vanno diffondendo. Colpire al cuore il senso più intimo di sicurezza di ogni cittadino, che ha diritto di essere sereno quando manda i propri figli a scuola.
di Marco Sferini
Mafia, criminalità organizzata di altra natura, terroristi politici? Lo stabiliranno gli inquirenti insieme alla Magistratura. C’è un attacco che non sembra solo diretto contro un emblema della lotta alla “onorata società”: la scuola di Brindisi colpita dalle bombe che hanno ucciso la giovane Melissa è intitolata alla moglie di Giovanni Falcone, a Francesca Morvillo. Emblema, simbolo. Questo sembra il messaggio. La carovana antimafia di Don Ciotti sarebbe passata anche da lì. C’entrano dunque solo le mafie in tutto questo?
di Gianni Fraschetti
Passata l'ondata di emozioni susseguenti alla morte della giovanissima studentessa di Brindisi ed al ferimento di alcune sue compagne, la mente non puo' fare a meno di analizzare quanto ci è stato raccontato sull'attentato e di valutare le immagini che sono state proposte dalle televisini senza soluzione di continuità. A dire il vero, adesso, molto meno.
"Non siamo d’accordo sui provvedimenti che il Parlamento sta prendendo. Non siamo disponibili ad accettare la modifica dell’articolo 18 e metteremo in campo tutte le iniziative affinchè, questo diritto e cioè la tutela contro i licenziamenti ingiusti, venga esteso anche a quelli che non lo hanno”.
Così il segretario della Fiom-Cgil Maurizio Landini ieri a Firenze in occasione dell’assemblea per celebrare lo Statuto dei lavoratori varato il 20 maggio del 1970.
Yousef Salman*
Il giornalista Michele Giorgio continua a condurre la sua guerra contro l'Anp (Autorità Nazionale Palestinese) e particolarmente contro Al Fatah (il Movimento di Liberazione Nazionale Palestinese) e il nostro Presidente Abu Mazen.