di Tonino Bucci
C'è chi parla di «riscatto», di «fine di un incubo durato quattro anni». Quarantamila persone hanno sfilato ieri a Roma per la manifestazione nazionale della Fds contro l'abolizione dell'articolo 18. Sono il segnale di un'insofferenza per il governo Monti che cova nella società italiana, ma senza trovare un'adeguata rappresentazione nel dibattito pubblico e nei media. Un evento politico che con buone ragioni si può interpretare come il ritorno dei comunisti sulla scena pubblica.
di Maria Rosa Calderoni
Confermato. Il rosso ci sta benissimo sotto il cielo più bello del mondo, che è quello di Roma, giusto tra piazza della Repubblica e il Colosseo. Un rosso polically correct, di tipo inconfondibilmente comunista, per dire falcemartello, stella, Che, pugno chiuso, Prc, Pdci, Giovani Comunisti, Fgci... Non solo bandiere: fanno molto rosso anche le t shirt; ne passa una schiera ad hoc, rosse tutt'e d'un pezzo con stellina d'oro sul petto, bello slogan.
Cari compagni,Cari amici!
Siete venuti qui oggi per difendere il primo articolo della vostra costituzione: l'Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro. Ogni italiano può essere fiero di questa Costituzione che sottolinea il valore del lavoro nel suo primo articolo. Naturalmente, il lavoro è alla base di ogni società umana. Ma solo la vostra Costituzione lo mette in evidenza in questo modo.
Il manifesto è in liquidazione coatta amministrativa da febbraio. La trattativa sul futuro del nostro-vostro giornale era in corso. La prossima settimana è previsto un incontro. Ieri i liquidatori hanno comunicato le loro intenzioni: chiudere il manifesto. Noi resistiamo e continuiamo a uscire. Oggi in edicola tutti i particolari.
Oggi in redazione abbiamo ricevuto un fax che non aspettavamo. Recita così: "Oggetto: Comunicazione cessazione attività aziendale e richiesta concessione trattamento straordinario di integrazione salariale".
di: Coordinamento provinciale Giovani Comunisti La Spezia
Apprendiamo con indignazione e sgomento la nomina odierna del prefetto Gianni De Gennaro a sottosegretario alla presidenza del Consiglio voluta da Mario Monti. Riteniamo tale scelta l'ennesima mossa vergognosa e molto politica di un governo che nulla ha di tecnico ma solo di reazionario.