“Per fare vivere le istanze della sinistra e degli ecologisti al Consiglio comunale e per costruire un futuro con Leoluca Orlando esprimiamo il nostro sostegno alla lista La Sinistra e degli Ecologisti per Palermo e facciamo appello alle palermitane e ai palermitani affinche’ contribuiscano all’affermazione della lista che rappresenta un voto utile per ancorare a sinistra il progetto di trasformazione della citta’.”
di Mauro Del Corno
Nel 2011 abbiamo pagato 332 milioni di euro in più in ticket sui medicinali. E il peggio deve ancora venire. E’ l’effetto più tangibile di un processo in atto da tempo e che con la crisi si sta velocizzando: la spesa farmaceutica si sposta progressivamente dalle casse dello Stato alle tasche dei cittadini. Uno smottamento che non risparmia neppure medicine destinate a curare patologie gravi o comunque di una certa importanza e che è stato documentato da diverse indagini diffuse in questi giorni, a cominciare dall’ultimo rapporto di Federfarma, l’associazione delle farmacie private.
Nel 2011 abbiamo speso in ticket sui farmaci 1,3 miliardi di euro, ossia il 33% in più del 2010. Molte Regioni hanno così dato ossigeno ai loro bilanci e incassato incrementi del gettito a doppia o tripla cifra (+122% in Puglia e aumenti di oltre il 50% in Basilicata, Campania, Umbria, Emilia Romagna, Marche e Friuli V.G).
Il torinese rischia di esplodere, troppi i lavoratori senza tutela e senza pensione.
Le cifre sono da brivido: in Provincia di Torino ci sono circa 5500 esodati.
Un numero altissimo, forse uno dei più alti d’Italia, qualunque siano le vere cifre che ballano in questa intricata vicenda. Il governo parla di 65 mila persone, e allora il peso del Torinese sarebbe devastante: oltre l’otto per cento per un territorio che pesa come popolazione per poco più del tre sullo scacchiere nazionale.
L’Inps ha ipotizzato 130 mila ex lavoratori interessati, e l’impatto di Torino e dintorni sarebbe comunque rilevante – più del 4 per cento – anche se meno massiccio.Forse il peggio deve ancora arrivare.
di Multatuli
Dunque il 25 aprile di chi ancora si attarda - a 67 anni dalla Liberazione - a combattere il fascismo è per Piero Sansonetti (Gli Altri) un rudere politico, appartenente a quel “ceto antifascista" che essendo incapace individuare il terreno dei conflitti moderni non trova di meglio che prendersela con Alemanno e Polverini, mettendo in scena “stupide e noiose cerimonie", buone per reduci incartapecoriti, nostalgici delle mitologie comuniste, giovani frastornati in cerca di rassicuranti identità.
Abituati alle rodomontate pubblicitarie di questo campione della dissacrazione da rotocalco, non abboccheremo alle boutade più palesemente provocatorie (l'inutile, “contestatissima" azione partigiana di via Rasella, “tutta interna alla logica guerresca", oppure la patente generosamente offerta a Marco Pannella di autentico protagonista delle attuali lotte per la libertà e genuino interprete della Costituzione).
L’Ocse conferma che i salari italiani sono fra i più bassi d’Europa. Nella classifica stilata dall’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, gli stipendi italiani sono al 23esimo (lo scorso anno erano al 22esimo) posto su 34, dietro a Spagna, Irlanda e a tutta l’Europa che conta.
Ieri l’Istat aveva fornito i dati sull’occupazione: a marzo la forbice tra l’aumento delle retribuzioni contrattuali orarie (+1,2%) e il livello d’inflazione (+3,3%), su base annua, tocca una differenza di 2,1 punti percentuali, che rappresenta il divario più alto dall’agosto del 1995 quando era pari al 2,4%. Le retribuzioni contrattuali orarie, peraltro, a marzo sono rimaste ferme rispetto a febbraio e salgono dell’1,2% su base annua. La crescita tendenziale è la più bassa almeno dal 1983, ovvero dall’inizio delle serie storiche ricostruite, 29 anni fa.
E i dati Ocse dunque spiegano che la retribuzione netta media di un single italiano senza figli a carico nel 2011 era pari a 25mila e 160 dollari (19mila e 34 euro), inferiore alla media Ocse (27mila e 111 dollari). La cifra è inferiore anche a quella della Spagna (27mila e 741), dell’Irlanda (31mila e 810) e di quella degli altri grandi Paesi Ue, come Francia (29mila e 798 ), Germania (33mila e 19) e Gran Bretagna (38mila e 952).