di Giuseppe Caliceti
Mai, a memoria nostra, era avvenuto che in un paese «a democrazia matura» si sparassero lacrimogeni dai ministeri - il ministero della giustizia, tra l'altro, - sulle manifestazioni di giovani che protestano. È chiaro che non si può più parlare dell'Italia come un paese «a democrazia matura». Difficile anche che un'inchiesta possa dire una verità su quanto accaduto che possa essere recepita come credibile dall'opinione pubblica. Quanto accaduto è gravissimo. E mette in evidenza il grado di crisi ormai irrecuperabile delle nostre istituzioni repubblicane. Sono la dimostrazione di come le istituzioni siano non solo lontane dai cittadini ma siano proprio contro.
di Matteo Bartocci
Risponderemo «foto su foto», aveva detto sicura la ministra Cancellieri difendendo in toto il comportamento della polizia nei filmati del corteo del 14 novembre a Roma. E invece nemmeno 24 ore dopo, per la prima volta a memoria d'uomo, non uno ma ben due ministri, quelli dell'Interno e della Giustizia, annunciano «inchieste» per capire come siano state possibili le violenze degli agenti di mercoledì scorso e, soprattutto, che dal dicastero di via Arenula siano stati sparati lacrimogeni in serie su ragazzi inermi e pacifici che cercavano una via di fuga dalle cariche del lungotevere.
I candelotti sparati dalle sedi istituzionali in testa ai passanti sono un inedito perfino per la tormentata gestione
di Marco Berlinguer
Rossana Rossanda vive a Parigi da tanti anni. Ha una casa sulla Senna: sulla Rive Gauche, naturalmente. La palazzina ottocentesca ha un’aura tutta particolare. Nel suo appartamento, mi racconta, c’era la tipografia di Colette. È in questo angolo di Parigi che arrivo per intervistarla. Le ho spiegato che abbiamo uno spazio particolare di racconto su Pubblico,
che noi chiamiamo what's left. Era curiosa di sapere di noi e del nostro modo di vedere le cose «Che cosa intende per sinistra il tuo direttore?», mi chiede. Le rispondo che a me sembra che da questo punto di vista Luca sia rimasto congelato al suo passaggio nella Fgci a metà degli anni ‘80.
di Gianluigi Pegolo
La vicenda politica italiana rappresenta per molti versi un inedito a livello europeo. Non tanto per gli orientamenti assunti dal governo, in questo del tutto omogenei con il pensiero dominante, quanto per la ristrutturazione del sistema politico in corso e, in particolare, per la presenza di una critica generalizzata al sistema politico che alimenta l’astensionismo e che promuove un nuovo soggetto politico: il Movimento cinque stelle. Questo fatto muta completamente lo scenario politico per come lo abbiamo conosciuto da decenni. Infatti, la tradizionale dialettica “verticale” destra-sinistra viene oggi superata da quella “orizzontale” rottamatori-casta.
di Pubblico
«Mi sembra un’opinione legittima di un dirigente di un partito che in un momento difficile dal suo punto di vista sta dando un’indicazione. La mia opinione è quella di non andare a votare alle primarie. Luigi De Magistris non va». Parola del sindaco di Napoli, Luigi De Magistris. Che risponde così alle dichiarazioni di Antonio Di Pietro di oggi. «Non possiamo seguire il progetto di Grillo che è un progetto di mera protesta. Noi sentiamo l’obbligo e la responsabilità di costruire un’alternativa progressista e di governo», ha detto oggi il leader dell’Italia dei Valori, in un incontro con i giornalisti a Firenze. Invitando i suoi elettori ad andare a votare alle primarie del Pd per Nichi Vendola o per Pierluigi Bersani.