di Marika Manti
L'analisi del voto siciliano effettuata dall'Istituto Cattaneo di Bologna restituisce una fotografia per molti versi sorprendente. Il Pdl è distrutto ma il Pd è dimezzato, altro che grande vittoria. L'unico vincitore è Grillo e i suoi voti vengono per lo più dai partiti del centrosinistra e non dall'astensione.
L'istituto bolognese ha confrontato il numero assoluto dei voti con le ultime elezioni regionali del 2008. Tutti i partiti soffrono l'enorme percentuale degli astensionisti.
di Marco Berlinguer
Con l'esplosione in Sicilia del movimento 5 stelle, la metamorfosi politica italiana ha un nuovo vettore: un nuovo contenitore per darsi forma. Il movimento 5 stelle ha funzionato come la breccia in una diga: ha aperto un canale, sia pure parziale, di sbocco al deterioramento di rapporti tra società e partiti e alla confusa ricerca di cambiamento che attraversa il paese. Il movimento di Grillo rimane un animale strano, difficile da classificare. Un ircocervo della politica. E anche per questo prende voti da sinistra, da destra e dall'astensionismo.
di Francesco Piccioni
La battuta migliore circola tra chi guarda il cielo, da cui - contrariamente alle previsioni - non è caduta una sola goccia d'acqua. «Questo è un governo così ladro che pure dio, per non farlo contento, si è rifiutato di far piovere».
Oltre ai metereologi, hanno sbagliato alla grade anche i «professionisti dell'allarme», lungo la filiera che va da palazzo Chigi al Viminale, per scendere fino all'ultima redazione di provincia. Niente black blok, niente scontri, giornata di scorno per chi cerca solo sangue, sudore e polvere da sparo. L'allarmismo ha certo tenuto a casa un sacco di gente, memore di altre giornate e tensioni. Ma non troppa. E comunque quando i problemi reali premono, anche la «criminalizzazione preventiva» perde mordente. È stata perciò una manifestazione riuscita al di là delle più rosee attese degli organizzatori. E il perché è presto detto: c'era, e si vedeva, «organizzazione»; ossia lavoro, volontà, serietà, esperienza, quel pizzico di autodisciplina che aiuta nei momenti difficili.
di Luca Sappino
«Io resto qui, che devo fare il sindaco», ripete in continuazione Luigi de Magistris, a scanso d’equivoci. Il suo impegno però, su scala nazionale, è ormai certo. Dice: «Puntiamo alle politiche, a giorni lanceremo il nostro manifesto». E conferma così l’esistenza di una lista arancione. «La nostra sarà una piattaforma alternativa a Monti e molto diversa dalla carta d’intenti», alla faccia del Pd, ma anche di Sel e dell'amico Vendola. Sempre però in attesa del risultato delle primarie. Perché «io non voto, non mi appassionano», dice il sindaco.
di Norma Rangeri
È tornata la sceneggiata. Del perseguitato dai magistrati, del complotto internazionale, del liberale con le mani legate dalla Costituzione, che non lo ha fatto governare, delle promesse che si ripetono e non sono state mai mantenute. L'immagine televisiva è come un tuffo nel passato: sempre carico di trucco pesante, la solita Rete4 al suo servizio, la telecamera fissa, gli applausi della claque. In più c'è lo «scudiero» anti-magistrati, l'avvocato Ghedini. Silvio Berlusconi ieri ha confermato il passo indietro (non si candida a palazzo Chigi né alle primarie) per farne due avanti: uno contro Monti al quale minaccia di ritirare subito la fiducia, e l'altro per contenere lo sfascio del suo schieramento.