di Maria R. Calderoni
Il fenomeno è grave ma non serio. Piovono cani e gatti, c'è la moria dei presidenti provinciali, lasciano, si disfano, fanno una cosa sino a qui incredibile, impensabile: "si dimettono". Le avete viste le ultime cronache? Il presidente della Provincia di Asti, che si chiama Maria Teresa Armosino, Pdl, ha dichiarato di dimettersi, indignada per il taglio del numero delle Province (dovrebbero passare da 110 a 54) e per la riduzione dei fondi: <Me ne vado perché non sarebbe più possibile far valere le ragioni del territorio>, cuore di mamma.
di Loris Campetti
La lotta di classe c'è stata in questi anni, peccato che a dichiararla, e a vincerla, siano stati i ricchi contro i poveri. Con il risultato che il 15% della ricchezza nazionale si è spostata dai salari e dalle pensioni ai profitti e alle rendite, più di 250 miliardi volati dal basso all'alto. «Se ci siamo beccati vent'anni di Berlusconi è perché da vent'anni il lavoro in Italia non è più rappresentato», grida Maurizio Landini a un pubblico di 5 mila delegati determinati, in attesa della proposta finale del segretario della Fiom. Eccola: «Il 16 novembre sciopero generale della categoria, nello stesso giorno della mobilitazione nazionale degli studenti.
di Roberto Ciccarelli
Centomila studenti hanno preso in parola il ministro dell'Istruzione Francesco Profumo che vuole allenare il paese alternando «un po' di più il bastone e un po' meno la carota». Al «re di bastoni», così è stato definito ieri in uno striscione a Torino, hanno dedicato un pacifico ma intenso lancio di carote. «Con queste - hanno urlato sulle scalinate del ministero in viale Trastevere - facce l'insalata». Nei cortei in 90 città promossi dall'Uds, gli studenti hanno lasciato al ministro, e al suo governo, l'uso del bastone.
di Andrea Malpezzi
In qualità di segretario di un partito piccolo e povero, di una piccola e povera città, ritengo opportuno esprimere il mio punto di vista sulla diatriba tra Renzi e Marchionne, e in particolare sulle infelici dichiarazioni di quest’ultimo. A Firenze diciamo “asino che raglia, mangia poco fieno” e credo che “l’asino” Marchionne farebbe meglio a preoccuparsi del tracollo della Fiat nelle vendite di auto che della presunta piccolezza e povertà fiorentina.
D’altra parte, rimane oscuro perché l’uomo forte della Fiat si sia scagliato così duramente contro il sindaco di Firenze: forse Matteo, sotto la sua aria da Kennedy del Valdarno, nasconde un cuore bolscevico e sta operando in segreto per nazionalizzare la Fiat?
di Nando Mainardi, Rita Lodi, Mauro Alboresi
Ieri anche il consiglio comunale di Rimini ha bocciato in modo netto, con venti voti contrari e nove astensioni, l'accorpamento Hera-Aps-Acegas. Diciotto consigli comunali emiliano-romagnoli, tra cui Forlì, hanno bocciato tale operazione: un dato politico assolutamente rilevante, ben distante dalle maggioranze monolitiche con cui anni fa venivano approvate operazioni come, ad esempio, la quotazione in Borsa di Hera. E anche laddove la fusione è passata, i problemi non sono mancati: si pensi a Bologna, dove è passata per due soli voti.