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«Vivo tutti i miei giorni aspettando Godot... Ho passato la vita ad aspettare Godot.» La canzone di Lolli descrive bene la situazione attuale della sinistra.«Sono invecchiato aspettando Godot, ho sepolto mio padre aspettando Godot». Il rischio è che le nostre speranze si consumino in un'attesa senza fine e quando decideremo di agire potrebbe essere troppo tardi «...ho incominciato a vivere forte proprio andando incontro alla morte». Un suicidio individuale può forse essere anche un atto romantico, ma un processo di autodistruzione collettiva è un atto irresponsabile, le cui conseguenze travalicano gli autori di tale scelta.
di Giorgio Faunieri
Sono quattro anni che si valuta di introdurre un tetto agli stipendi dei banchieri ma fino a oggi non si è fatto nulla. Ed è molto probabile che le cose non cambieranno. L’ultima proposta in ordine di tempo è arrivata dal report Liikanen, la proposta per una regolamentazione del settore bancario europeo elaborata dal membro finlandese della Bce, Erkki Liikanen, su mandato della Commissione Europea. La bozza di riforma, presentata pochi giorni fa a Bruxelles, suggerisce, fra le altre cose, di pagare i bonus ai banchieri almeno in parte in azioni e obbligazioni della banca stessa, di modo che, in caso di fallimento di quest’ultima, i manager non percepiscano la parte variabile della loro retribuzione.
di Domenico Moro
Fatta la legge trovato l’inganno. Sembrerebbe che neanche il sobrio governo Monti sia riuscito a sottrarsi a questa sorta di regola non scritta. L’opera di risanamento del bilancio statale e di riduzione della spesa da parte del governo prevedeva anche la riduzione dei maxi emolumenti e i doppi incarichi che sono diffusi nella pubblica amministrazione. Con l’articolo 3 del Dpcm del 23 marzo 2012 il governo ha individuato un tetto massimo di 293.658 euro annui per gli emolumenti nella Pa, cifra pari alla retribuzione 2011 del Primo Presidente della Corte di Cassazione. Tuttavia, il governo, in primo luogo, ha permesso che si mantenessero doppi incarichi e doppie retribuzioni, sebbene la retribuzione percepita dall’amministrazione di provenienza venga limitata al 25% dell’importo.
di Alfonso Gianni
Desta stupore la rimozione del tema del fiscal compact, e delle conseguenze che ne derivano, dal dibattito sulle scelte elettorali della sinistra italiana. Naturalmente se ne parla in convegni economici, da ultimo quello di Sbilanciamoci. Ma quando entrano in scena gli attori politici scende il silenzio.
Non credo si tratti solo del tradizionale provincialismo che affligge la politica nel nostro paese, per cui tutti si dichiarano europeisti e poi se ne scordano quando le elezioni si avvicinano. Né che siamo soltanto di fronte alla deleteria separazione della cultura economica dalla politica che è all'origine della tecnicizzazione della prima e dello svuotamento della seconda. Qui c'è qualcosa in più e di più grave.
di Antonio Marotta*
Oggi in Sicilia si apre una nuova prospettiva, una condizione straordinaria e forse unica per poter segnare una profonda discontinuità con le politiche devastanti degli ultimi dieci anni, dei governi Cuffaro e Lombardo. Il quadro politico siciliano fa registrare una significativa frantumazione e disgregazione del centro destra e una forte subalternità del Pd alle forze di centro, in netta continuità con le politiche nazionali di sostegno al governo Monti e di proposta volta a costruire l’accordo fra forze cosiddette “progressiste” e “moderate”.