di Roberto Musacchio
Se il neoliberalismo, come pare, sta riuscendo a sopravvivere anche a quella che è stata detta la sua grande crisi, veramente la lotta contro il pensiero unico cui ci richiama l'appello pubblicato dal manifesto, chiama in causa direttamente la politica, come ha scritto Alfonso Gianni. Se impressiona la subalterna uniformità del mondo dell'informazione alla narrazione neoliberale, cosa dire allora dei voti plebiscitari a provvedimenti cardine della costituente neoliberale europea in atto, come nel caso del Fiscal Compact?
Tale è la portata di questo provvedimento che se si vuole prendere sul serio la lotta al pensiero unico non si può che trarre la conseguenza che chi lo ha votato non può esserne parte, almeno fino a che resterà nell'attuale forma politica.
di A. Fab.
«L'accordo c'è e fra poco verrà comunicato». La sfortunata previsione di Enrico Letta - di cinque giorni fa - sta diventando la condanna della nuova legge elettorale. Domani è il giorno in cui i tre partiti che compongono la maggioranza di governo avrebbero dovuto annunciare l'intesa sul sistema di voto destinato a cancellare il Porcellum (magari per trasformarlo in un Porcellum 2). Invece non c'è nessuna intesa e il «fra poco» di Letta va dilatato di qualche settimana o mese. Nulla infatti può spingere Alfano, Bersani e Casini a chiudere in pochi giorni la pratica della legge elettorale che è rimasta aperta praticamente dal giorno successivo alle elezioni, se non la fretta di andare al voto a fine novembre.
di Checchino Antonini
Vietato parlare di mafia in Sicilia, fare nomi e cognomi, rivelare intrecci tra cosche, affari e politica. Altrimenti ti querelano e a farlo potrebbe essere una giunta comunale preoccupata per la rispettabilità del paese. Come se fosse la denuncia delle infiltrazioni e non le mafie a infangare la qualità della vita. Ad Antonio Mazzeo sta accadendo questo per un'inchiesta sulla cittadina di Falcone, nel messinese, uscita sull'ultimo numero di "I Siciliani/giovani", la rivista erede del giornale di Pippo Fava, diretta da Riccardo Orioles. E la vicenda sembra il sequel dell'anatema del nuovo sindaco di Trapani, pochi mesi fa, che ammonì tutti a non parlare di corda in casa degli impiccati, a non parlare di mafia.
di Gianluigi Pegolo
Quanti vivono con grande disagio l’assenza di ruolo della sinistra, la sua frammentazione, il rischio di una sua marginalità, di fronte all’affermarsi di un’egemonia moderata, non possono che guardare con interesse a quanto sta avvenendo in Sicilia, in previsione delle prossime elezioni regionali. Qui, a differenza che a livello nazionale, si sta formando una coalizione di sinistra che rifiuta di convergere in alleanze pasticciate con un centro, espressione di un devastante connubio fra: collusione con i poteri forti (compresi quelli infiltrati dalla criminalità), pratiche diffuse di clientelismo, utilizzo scellerato delle risorse pubbliche e delle istituzioni.
di Claudio Messora
Bersani dice che lui è pronto a governare. Un giornalista gli chiede se questo non destabilizzerà i mercati. Lui risponde che “no, i mercati ci conoscono già. Abbiamo già governato in passato e io sono stato due volte ministro”. il giornalista è soddisfatto. Il pubblico davanti alla televisione anche.
Nessuno ha più nulla da obiettare se ad approvare il Governo di un Paese non siano chiamati i suoi cittadini, cioè gli elettori, ma “i mercati”. Gli italiani possono recarsi alle urne, ma solo per scegliere il candidato che “i mercati” vogliono eleggere. Altrimenti si fa come per i referendum in Europa: se vincono i no, la consultazione si ripete.