Intervista a Zygmunt Bauman
di Massimo Di Forti
«La ragione di questa crisi, che da almeno cinque anni coinvolge tutte le democrazie e le istituzioni e che non si capisce quando e come finirà, è il divorzio tra la politica e il potere». Zygmunt Bauman riesce subito ad andare al dunque senza perdersi in giri di frase. Non a caso possiede il dono di quella che Charles Wright Mills chiamava l’immaginazione sociologica, la capacità di fissare in una frase, in un’idea, la realtà di un’intera epoca, e il grande studioso polacco lo ha fatto con la sua metafora della "Vita liquida" e della "Modernità liquida" (cosa è più imprendibile e sfuggente dell’acqua e dei suoi flussi?) per descrivere con geniale chiarezza la precarietà e l’instabilità della società contemporanea.
di violapost.it
Pubblichiamo la lettera aperta di Giuseppe Ciraolo, di Messina, dirigente dei Giovani Democratici, sulle elezioni regionali siciliane. Diversamente da quanto indicato dal suo partito, alleato in Sicilia con l’Udc, lui ha scelto di votare Claudio Fava. Ecco il testo:
La candidatura di Claudio Fava è la scelta più naturale che tutto il centro sinistra dovrebbe abbracciare – al di la di cavilli burocratici, statuti, e chi più ne ha più ne metta. Sostenere Fava vuol dire sostenere un’ idea di politica, di società, di cultura che la sinistra non può ignorare in nome di un’alleanza suicida con le peggio del cuffarismo locale.
di C. Ma.
«Siamo pronti a tutto pur di assicurare ai Paesi Bassi un governo di sinistra e stiamo lavorando per convincere gli elettori a fare una scelta netta di rottura con il passato». Così Harry Van Bommel, numero due del Partito socialista olandese, riassume la strategia dell'Sp a poche ore del voto. Van Bommel si occupa di esteri ed Europa e per l'Sp ha guidato nel 2005 la campagna referendaria contro il trattato costituzionale europeo.
Il Partito socialista ha guidato i sondaggi per diverse settimane, ma negli ultimi giorni ha perso un terzo dei consensi. Perché?
di Marco Zerbino
Ufficialmente non esistono. Eppure ci sono. Lavorano sotto il sole delle nostre campagne per quindici, sedici ore consecutive. Raccolgono angurie e pomodori in Puglia, agrumi nel siracusano e nella piana di Gioia Tauro, pesche e ortaggi nel casertano, uva in Veneto, mele in Trentino. Dormono nei campi o vivono stipati in condizioni di fortuna all’interno di capannoni e casali abbandonati, lontani dai centri abitati e da qualsiasi tipo di servizio. Sottoposti alla dura legge dei caporali, dipendono in tutto dai loro aguzzini: cibo, acqua, trasporto sul posto di lavoro, un medico quando ne hanno bisogno.
di Fabio Marcelli
La manifestazione di ieri a Roma degli operai dell’Alcoa ha mostrato a quali livelli sia giunta l’esasperazione dei lavoratori e delle lavoratrici del nostro Paese. Personalmente mi dispiace che a farsi male, come al solito, siano stati qualche operaio e qualche poliziotto e carabiniere, lavoratori delle forze dell’ordine, ma lavoratori anch’essi, come più volte ho sostenuto e continuerò a fare. Non è infatti accettabile che i conti lasciati da una classe politica, imprenditoriale e finanziaria impresentabile e incompetente siano pagati come al solito da chi lavora. E soprattutto non è accettabile che migliaia e migliaia di famiglie, in Sardegna, come nel resto d’Italia, siano di fronte al baratro della disoccupazione e della miseria.