di Gennaro Carotenuto
Candidano il moderato Mitt Romney, ma il cuore del partito repubblicano statunitense batte per l’estremista Paul Ryan, candidato alla vicepresidenza e unico in grado di scaldare i cuori in uno dei partiti conservatori più di destra al mondo. Romney ha un programma reaganiano classico, che in sé basterebbe a caratterizzarlo come tecnocrate che vuole applicare le stesse ricette che hanno avvitato l’Occidente nella crisi generata negli ultimi trent’anni dalla straordinaria avidità delle proprie classe dirigenti. Per il continuo slittamento a destra di queste Romney è però appena un uomo dello schermo. Serve per provare a vincere le elezioni ma quel tocco di odio sociale, capace di emozionare i militanti, lo mette il suo vice che incarna la vera anima del partito e compie un passo avanti nel rompere due secoli di costruzione di una società di massa che chiamiamo democrazia.
di Stefano Ciccone
L'assemblea nazionale di Sinistra ecologia libertà convocata per oggi a Roma deve misurarsi con un cambiamento profondo nello scenario politico e con la necessità di confrontarsi alla radice con le ragioni della sua nascita. Si tratta di una discussione che ha però un interesse più generale.
Il sollievo con cui abbiamo salutato la caduta di Berlusconi è ormai un ricordo lontano. Con l'insediamento di Monti e il dispiegamento delle sue politiche si è aperta una fase che ha mutato lo scenario. La politica è esautorata dalle richieste dei mercati e dalle disposizioni europee. L'ultima scadenza elettorale ha visto la crisi dei partiti tradizionali e la crescita delle 5 stelle e dell'astensionismo. Le forze politiche sono percepite come prigioniere di diktat esterni e corpi separati tesi all'autoconservazione. La crisi dei partiti e della rappresentanza ha due spinte: una tecnocratica e l'altra populista.
di Daniela Preziosi
Che Casini non sia «nel campo» del centrosinistra, mancherebbe, non ci voleva Bersani per rivelarlo. Né Buttiglione per certificarlo. E che Vendola sia l'alleato prediletto del Pd, per carità sempre meglio farselo dire che no. Ma non basterà a far passare il malumore di cui soffre da qualche tempo la base vendoliana. E anche un pezzo del gruppo dirigente che oggi si ritroverà a Roma nell'assemblea nazionale, una specie di comitatone centrale da oltre 200 persone. Non è ancora un vero dissenso. Ma certo, l'estate è trascorsa a colpi di litigi a mezzo post sul tema dell'alleanza con i moderati, pure smentita da Vendola e dai suoi strettissimi. Leggere nuovaonda.blogspot.it per credere: «Non possiamo ignorare che le dichiarazioni di Vendola, in cui esclude questa ipotesi appaiono poco coerenti con alcuni passaggi del patto di alleanza con il Pd da lui sottoscritto, nel quale il riferimento ad un successivo accordo di governo con il polo centrista è assolutamente esplicito, vincolando ad esso i contraenti del patto».
di D.P.
Se Sel allontana la prospettiva della lista unica con il Pd, il coniuge separato Rifondazione comunista (che aderisce alla federazione della sinistra) invece lo avvicina. A grandi passi e persino a prescindere dalla legge elettorale. «Noi siamo contro il porcellum e contro la legge finto proporzionale che Pd, Pdl e Udc stanno preparando al solo scopo di rendere necessarie le alleanze dopo il voto», ha detto mercoledì sera a Modena Paolo Ferrero (nella foto), durante un dibattito con Giuliana Beltrame dell'Alleanza lavoro benicomuni ambiente. «E tuttavia, comunque vada a finire il balletto della legge elettorale, proponiamo ai movimenti, ad Alba e a tutte le forze della società civile e quelle sindacali di fare una lista comune, aperta, scelta dal basso e in maniera democratica, con il criterio di una testa un voto. Rifondazione comunista certo non si scioglie.
di Simone Subrero, Filippo Orlando e Giampiero Dorato
Sono trascorsi ormai più di 70 giorni dal momento in cui i braccianti schiavi, trentanove lavoratori marocchini, occupati presso l’ azienda agricola Lazzaro situata nel comune di Castelnuovo Scrivia,
hanno deciso di dire basta alla loro condizione di sfruttamento e alla mancanza dei minimi requisiti di trattamento lavorativo dignitoso e umano, proclamando uno sciopero con effetto immediato e l’ istituzione di un presidio permanente di fronte alla azienda stessa, ai bordi della statale Tortona- Castelnuovo Scrivia. Ricordando brevemente nel concreto le ragioni di tale protesta dei lavoratori, spiccano la costrizione alle 13-14 ore di lavoro giornaliere con retribuzioni di poco superiori ad un euro all’ ora, mancanza di un minimo di umanità, la costrizione degli stessi a bere l’ acqua con cui si irrigano i campi, i continui dileggi con soprannomi tendenti a sminuire la dignità dei lavoratori ecc. ecc.;