di Marco Palombi
Col suo trentaduesimo voto di fiducia, per l’occasione al Senato, il governo fa approvare definitivamente il cosiddetto decreto Sviluppo. I contenuti sono quelli di cui si è parlato nelle settimane scorse: un po’ di semplificazioni, una riformetta degli incentivi alle imprese per anticipare quella proposta da Francesco Giavazzi, l’udienza filtro in appello, il credito d’imposta per la ricerca e poco altro. Corrado Passera, comunque, era contento che la sua creatura vedesse finalmente la luce, un po’ meno lo saranno stati quelli che lavorano nei call center. Colpa di un piccolo comma – per la precisione il settimo dell’articolo 24 bis – introdotto con un emendamento in commissione alla Camera e di cui finora non s’è quasi parlato: quella normetta prevede che chi si occupa di “attività di vendita diretta di beni e di servizi realizzata attraverso call center outbound”, vale a dire al telefono, può lavorare col contratto a progetto vita natural durante. Fine precarietà mai.
Al 31 dicembre 2011 l'indebitamento medio delle famiglie italiane ha raggiunto i 20.107 euro: lo dice uno studio Cgia di Mestre. Le famiglie più esposte con le banche sono quelle della provincia di Roma, con una media di 29.435 euro, seguono quelle di Milano (28.680 euro), di Lodi (28.560 euro), Monza-Brianza (27.891 euro), di Prato (26.930 euro). Nell'ultimo anno l'aumento medio dei debiti delle famiglie è cresciuto di 911 euro. Da gennaio 2009 l'incremento é stato del 33,4%, in termini assoluti, di 5.039 euro. Se si rapporta il peso dell'indebitamento delle famiglie italiane sul reddito disponibile - afferma la Cgia - sono sempre le più ricche province del Nord a guidare la graduatoria: Lodi (79,3%); Como (67,7%) e Varese (64,6%).
La disoccupazione peggiora la situazione, aumenta l'usura - Per indebitamento medio delle famiglie consumatrici italiane la Cgia ha inteso quello originato dall'accensione di mutui per l'acquisto di una abitazione, dai prestiti per l'acquisto di auto/ moto e in generale di beni mobili, dal credito al consumo, dai finanziamenti per la ristrutturazione di beni immobili, etc.
di Silvia Truzzi
La civile Lombardia (quanto poi sarà “civile” una Regione al cui governo siedono 14 indagati per una gamma variopinta di reati, dalla corruzione, alla truffa al favoreggiamento della prostituzione?) brucia: dal 2010 sono stati 300 i roghi di automobili, cantieri edili, macchinari. Lo spiega la relazione della Commissione antimafia del Comune di Milano voluta dal sindaco Pisapia. Uno dirà: avranno fatto il conto delle denunce. Invece no, il monitoraggio è frutto del lavoro dei Carabinieri dell’hinterland milanese. Nessuno tra le vittime ha fatto denuncia, perché nessuno ha ricevuto “pressioni, ricatti, minacce”. Niente estorsione, niente denuncia. Tanto che – riporta un articolo del fattoquotidiano.it – un inquirente così si sfoga: “Sembra di indagare contro le vittime”.
di Riccardo Chiari
Si mette l'euro, si tira la leva, il nastro a ruota gira. In un attimo il gioco è finito e si riparte subito, si vinca o si perda. Un altro euro, un altro tiro di leva. C'è chi lo fa per dieci minuti, chi per un'ora, chi per l'intera giornata. Un meccanismo tanto semplice quanto seducente quello delle slot, vista la loro diffusione sempre più ramificata nelle sale giochi, nei bar e nei circoli di tutta la penisola. Ad esempio solo nel Lazio sono più di 37 mila, accese ogni giorno in più di 9 mila bar ed esercizi commerciali. Perché gli italiani, di ogni età e condizione sociale, giocano, giocano, giocano. Sono drogati dall'azzardo e stanno aumentando a dismisura, denuncia l'associazione Libera di don Ciotti, a nome dei tanti che criticano giochi in cui non serve l'abilità o la logica ma solo la fortuna.
Intervista a Paolo Ferrero
di Marco Palombi
Questa non è una crisi di scarsità, ma di redistribuzione e dunque l’unica via d’uscita è il comunismo, vale a dire una radicale redistribuzione della ricchezza e del lavoro con in più un intervento dello Stato, gestito ovviamente in modo democratico, che avvii la riconversione ambientale dell’economia. Paolo Ferrero, segretario del Prc, non abbandona il caro vecchio Marx (“siamo sempre lì: il superamento del lavoro salariato e la preservazione della natura”), seppure tirato a lucido con aggiornamenti keynesiani e una recente sensibilità ecologista. Eppure, è la domanda, come s’arriva dentro al palazzo d’Inverno nel 2012, anno dei bocconiani? Forse è il vecchio tatticismo elettorale bolscevico, ma la risposta di Ferrero è con “una coalizione dell’alternativa e della sinistra” che vada da Antonio Di Pietro (l’alternativa) ai movimenti per i beni comuni, al sindacato all’associazionismo fino ai vendoliani pentiti (la sinistra). Il punto d’arrivo è, al solito, chiudere la diaspora post-comunista: una lista unica, una sorta di Front de Gauche italiano (quello francese viaggia al 7% circa).