di Moni Ovadia
La macelleria sociale continua senza dare segni di stanchezza. Lo spread, che non dipende dalle volontà politiche dei governanti di oggi, fa un po’ quello che gli pare, prediligendo il comportamento ciclotimico tipico dei flussi speculativi. Così facendo tiene sotto ricatto Stati e governi perché non venga loro in mente di decidere e di legiferare contro l’interesse dei mercati. I feroci costi di questo stato di cose, si scaricano, come sempre, su lavoratori, pensionati, disoccupati e precari.
Ma come potrebbe essere diversamente? Coloro che decidono, in proprio, o sulla base di «autorevoli» sollecitazioni esterne, versano in condizioni economiche molto lontane a volte lontane anni luce, da quelle dei tartassati o massacrati dai provvedimenti dell’austerità.
I redditi annui di leader politici e di governo, di manager di banche e istituzioni finanziarie, sono spesso talmente spropositati rispetto al reddito dei cittadini di cui sono chiamati a determinare le sorti economiche, da impedire loro di cogliere la prospettiva della realtà, anche con quella partecipazione personale che permette ad una persona di saper vagliare la verità viva dei problemi che madri e padri di famiglia si trovano ad affrontare.
di Roberto Serra
No signora, no, così non va!
Lei fa il ministro, signora Cancellieri e il suo primo dovere dovrebbe essere capire le persone e amministrare la legge, non assecondare il restringersi delle possibilità di vita consentite alle persone. Al cantiere No Tav in Val di Susa va in scena da anni la protesta dei residenti supportata da cittadini che legittimamente si convocano nel tentativo disperato di proteggere le loro vite, le loro autonomie dalla fame degli affaristi cui lo Stato, che lei rappresenta, nelle persone di suoi predecessori pure loro affaristi, ha affidato un compito utile solo a quei soliti portafogli: la Ferrovia ad Alta Velocità Torino – Lione.
Partono le olimpiadi e tutti i media italiani hanno esaltato la “straordinaria” partecipazione di 25 nuovi italiani nella delegazione azzurra. Siamo ancora indietro rispetto ai nostri concorrenti europei e americani, dove la presenza di atleti di origine lontane non fa più notizia e dove vige anzi la gara a chi procede alla naturalizzazione ad personam dei recordman sparsi per il mondo. I 25 nostrani sono già un passo in avanti, ma non basta affatto.
A Londra sarebbe dovuta esserci anche Dariya Derkach, l’erede naturale di Fiona May, 18enne e miglior under 20 al mondo nel salto in lungo e seconda under 20 nel salto triplo. La sua colpa: non essere ancora cittadina italiana.
di Furio Colombo
Qualcosa è accaduto mentre noi eravamo occupati nel tentare di salvarci dalla bancarotta. Sono scomparsi i leader. Non parliamo di quelli che c’erano nel passato “normale”. Si sono tolti di mezzo da soli, a volte, in circostanze drammatiche. Altre volte semplicemente sono svaniti come nell’effetto speciale di un film. C’erano, e occupavano spazio, notizie, interviste, talk show. C’erano e non ci sono più. Sono ancora in giro, ma non in favore di telecamere. Se parlano non si sente la voce. E non trascinano nessuno. Il fenomeno non è solo italiano. Il mondo in questo momento è occupato da marce e comizi, da sit in e assemblee, dove nessuno guida e nessuno ha qualcosa di speciale da dire, non nel senso del carisma, della leadership, del messaggio con cui mettersi alla testa di una folla.
di Toni Jop
Divieto. Il nuovo passa da questa parola, a dire il vero consumata e non per questo meno tagliente. L’ha usata, com’è noto, il sindaco grillino di Parma, Pizzarotti, inaugurando la sua stagione, giusto per impedire la vendita, sia per consumo interno che per l’asporto, di ogni bibita alcolica dalle 21 alle sette del mattino in alcune strade centrali della città emiliana.
Vuole disarmare la movida, sedare il chiasso che disturba, attivare un deterrente al fatto che molti ragazzi inzuppino il loro cervello nell’alcol.
Il problema esiste ed è diffuso. Certo, finché nessuno si premura di avvisare quei ragazzi che stanno maneggiando una bomba ben più devastante di una “canna”, non si può sperare di uscirne.