di Giovanni Stinco
C’è poco da fare. Bologna non porta fortuna a Marchionne e alla Fiat. Dopo la recente condanna per attività antisindacale e l’obbligo a reintegrare le rsu della Fiom-Cgil nelle fabbriche della Magneti Marelli, adesso arriva un nuovo mattone per il manager italo-canadese. La notizia rimbalza immediatamente su Facebook prima ancora che i quadri del sindacato possono leggere la motivazione del tribunale. “La Fiom di Bologna e Crevalcore vince in Tribunale la causa per le trattenute sindacali!!! La Fiat nuovamente sconfitta!”.
E' stallo sulla riforma della legge elettorale. La prima commissione del Senato è ferma sul punto in attesa delle indicazioni dei partiti, che però non arrivano, e risale ormai a due settimane fa l’appello del presidente Giorgio Napolitano ai partiti perché depositassero un testo condiviso “entro dieci giorni”. Oggi l’ennesima schermaglia tra Pd e Pdl, che appaiono lontani dall’intesa: “Vogliamo il premio di maggioranza al primo partito e chiediamo che ci siano le preferenze“, ha affermato il segretario del partito berlusconiano Angelino Alfano.
di Romina Velchi
Sorge spontanea la domanda: Monti, ma che stai a dì (e soprattutto a fa')? Ieri, 24 luglio, quella cosa chiamata spread ha toccato la cifra record di 533 punti. Non proprio record, in realtà, perché si tratta del livello già raggiunto nel novembre 2011, per la precisione il 17, determinante per la spallata definitiva al governo Berlusconi e l'arrivo trionfale del professor Monti.
Ben poco è rimasto di quel trionfo "preventivo": non è servito il "Cresci Italia"; non la riforma lacrime e sangue delle pensioni; non la riforma del lavoro che fa a pezzi l'unica garanzia antidiscriminatoria dei lavoratori, l'articolo 18; non la spending review. E così, otto mesi dopo, ci ritroviamo esattamente al punto di partenza. Anzi, peggio di prima, perché nel frattempo la disoccupazione è aumentata, il rapporto debito/pil è balzato al 123% (secondo solo a quello della Grecia), l'economia è in caduta libera. E non si vede proprio come le cose potrebbero cominciare a girare in un modo diverso.
di Marco Sferini
Il voto espresso dal Senato sull’emendamento di PDL e Lega Nord al testo di riforma costituzionale inerente il semipresidenzialismo è un segno che non va sottovalutato. Eppure i commentatori politici e giornalistici dicono che non c’è da preoccuparsi, che la trasformazione della repubblica parlamentare in una semipresidenziale non solo non è all’ordine del giorno, ma è semmai subordinata ad un’altra riforma che, invece, viene sentita come essenziale, necessaria e da fare subitaneamente: la riforma elettorale.
di Sergio Cesaratto
Con l'inferno nei mercati e un assordante assenza di leadership europea il destino anche per Italia e Spagna è segnato: un destino di inutili sacrifici prima, di uscita disordinata poi. Bene dunque ha fatto ieri sul manifesto Pitagora a invocare un'uscita ordinata del nostro paese. Questa non solo è possibile, ma realistica. Il realismo dipende dal fatto che un intervento della Bce oggi da tutti invocato sarebbe limitato dai tedeschi a riportare gli spread appena sotto i 500 punti, senza intaccare le cause della crisi.