di Mimmo Cosentino
Mentre la Sicilia brucia, nell’afa africana di questo torrido luglio 2012, boschi e riserve, e mentre si squagliano migliaia di posti di lavoro, il sistema di potere politico ed economico continua ad esibirsi in balletti di posizionamento, in vista delle elezioni annunciate – ma sarà vero? - per fine Ottobre.
Da Termini Imerese ai Cantieri navali di Palermo, dalla Nokia di Catania ai braccianti ormai ridotti a condizioni di servitù: l’elenco dei senza lavoro si allunga senza speranze e senza prospettive.
di Sergio Cesaratto
Nel clima di sospensione di ogni democrazia sostanziale nel paese, giovedì il Senato ha ratificato il cosiddetto fiscal compact con la medesima (vergognosa) maggioranza bulgara che aveva approvato l'inscrizione del pareggio di bilancio in Costituzione. Ora la parola passa alla Camera. Non sembra che, con l'eccezione de il manifesto, gli organi di informazione abbiano cercato di spiegare ai cittadini cosa fosse in ballo, e pour cause.
Il fiscal compact, concordato lo scorso marzo dall'Unione europea, con l'eccezione del Regno Unito, prevede una serie di misure fiscali vincolanti: a) pareggio di bilancio (oltre alla menzionata iscrizione in Costituzione) con l'obbligo di meccanismi automatici di riequilibrio, come l'aumento automatico dell'Iva; b) l'obbligo per i Paesi con un debito pubblico superiore al 60% del Pil di rientrare entro tale soglia in 20 anni ad un ritmo pari a un ventesimo all'anno, come già definito nel precedente Accordo di Stabilità e Crescita (sic), «six-pack», entrato in vigore a fine 2011; c) misure di sorveglianza e punitive in caso di inadempienza.
di Mario Pianta
Come il Kazakistan. Così Moody's, l'agenzia di valutazione dei rischi finanziari, considera oggi i titoli di stato italiani: «Baa2». La repubblica ex-sovietica ha petrolio quanto basta per garantire un debito pubblico pari ad appena il 10% del Pil, mentre l'Italia viaggia intorno al 123%. Per la finanza non conta più nulla lo sviluppo di un paese, solo la possibilità d'insolvenza.
di Paolo Ferrero
Dopo i dubbi francesi emersi dalle indiscrezioni di ieri su Le Figaro, poi in parte smentite, oggi anche l'Ue parla di un suo "ruolo modesto" nel progetto, che è "anzi tutto progetto franco-italiano": quindi chi paga? È evidente che stanno scaricando i costi sull’Italia. I dati de Le Figaro sono gli stessi che noi e il movimento contro la Tav in Val di Susa abbiamo sempre detto: il traffico merci su quella linea è in calo, la Tav non serve a nulla. Passera difende gli interessi dei costruttori, non quelli dell’Italia.
di Luigi De Magistris
"Il Sindaco di Napoli Luigi de Magistris e la Giunta del Comune di Napoli aderiscono alla campagna “Taglia le ali alle armi!” promossa da Sbilanciamoci, Rete italiana per il disarmo e Tavola della pace, con cui si chiede al governo la cancellazione del programma d'acquisto di 90 cacciabombardieri F35 e l'impiego dei fondi così risparmiati per misure e politiche civili.