Di Pineda Bruna Giovanna, PRC-FDS, fondatrice del centro anti-violenza della città di Rovigo
In questi giorni sta finalmente crescendo la protesta nazionale e trasversale che denuncia la situazione drammatica del femminicidio, cioè della violenza che le donne nel nostro paese subiscono da parte dell’uomo, spesso conosciuto, troppo spesso addirittura il proprio compagno o ex.
Di Marco D'Eramo
I laburisti hanno fatto enormi progressi, mentre i partiti al governo, conservatori e liberaldemocratici (Libdem), hanno subito rudi disfatte: eppure il quadro è meno netto di quanto possa sembrare. Si votava per rieleggere 181 consigli comunali in Gran Bretagna, in palio circa 5.000 seggi.
Di Anna Maria Merlo
Occhi puntati dell'Ue su Parigi. Il Ps apprezza Bayrou ma precisa: «Non c'è spazio per una alleanza di governo». Blindata ad Atene piazza Syntagma. A Belgrado, attesa senza speranza
Jean-Luc Mélenchon ha voluto chiudere, ieri sera, la campagna del secondo turno, con un ultimo meeting a place Stalingrad.
di Angelo d’Orsi
Festa del Lavoro? Si è già parlato, più o meno scherzosamente, del suo opposto: festa del non lavoro. E dunque, se così è, si può ancora parlare di festa? E si può scendere nelle strade, invadere le piazze, agitare le bandiere, e cantare le canzoni del “Movimento”, e infine, dopo i pranzi fuori porta e le libagioni di rito, ascoltare i concerti che sembrano orma diventati il cuore dei nostri primi maggio? Si può, insomma, ripeto: “festeggiare”? Sì e no. Oggi, questa ricorrenza, come non mai, cade in un momento di feroce attacco padronale – mi scuso per la banalità dell’espressione che i miei critici leggeranno in chiave di nostalgismo veterocomunista, ma tant’è – ai ceti proletari e in generale ai subalterni, a “coloro che non hanno e che non sanno”, per citare un esponente del pensiero reazionario italiano, di oltre un secolo fa (tale Mario Morasso, ispiratore della destra più estrema del tempo). Oggi, un Ministero di “tecnici” sta facendo il lavoro sporco che il Governo dei politici non è stato in grado di portare a compimento. Chiediamoci come ci stia riuscendo.
di Marco Sferini
Non c’è niente da festeggiare. Ma una commemorazione il Primo maggio la merita comunque e, per questo, forse il miglior modo per ricordare la giornata internazionale di festa delle lavoratrici e dei lavoratori è fare una analisi dell’attuale stato di crisi economica che sta letteralmente impoverendo all’osso la popolazione italiana, che getta – dopo la Grecia – anche la Spagna in piena recessione e che sul piano politica spera in Francia di trovare in Hollande quell’inversione di rotta che certamente con la riproposizione di Nicolas Sarkozy non potrebbe neppure sperare.