di Gian Paolo Calchi Novati
Visto che i preparativi del già previsto intervento collettivo in Mali si dilungavano e col passare del tempo aumentavano le riserve degli Stati Uniti da una parte e dall'altra dell'Algeria, la Francia ha deciso di rompere gli indugi. Il fatto compiuto significa anteporre la guerra alla ricerca di una soluzione politica e nello stesso tempo cambiare le modalità dell'operazione. Sembrava scontato che Francia e Stati Uniti si sarebbero limitati a funzioni di addestramento, appoggio logistico e comunicazioni in un'operazione condotta per il resto da soldati africani a fianco o al posto dell'evanescente esercito maliano. Hollande lo aveva sempre escluso ma ha finito per - o ha cominciato con - schierare le truppe sul terreno. Si era capito che il presidente socialista, pur ripetendo che i tempi della «Françafrique» erano finiti per sempre, voleva dimostrare di essere più energico di Sarkozy e comunque fare «qualcosa di destra». Si è già spinto molto in là anche con la Siria (non certo per motivi umanitari).
di Antonio Mazzeo
Dopo una notte tranquilla, i No Muos hanno lasciato i tendoni del presidio per occupare la strada che conduce all'ingresso della grande stazione di telecomunicazione della Marina militare Usa di Niscemi. La notte precedente, le violente cariche della polizia hanno consentito l'ingresso del camion gru che dovrà innalzare le tre mega antenne satellitari del Muos. Così è stato deciso di estendere il blocco a tutti i mezzi militari Usa e ai furgoni delle imprese chiamate a realizzare la nuova infrastruttura militare. Passano le ore, ma nessuno si presenta a lavoro. All'interno della base non si registra alcun movimento. Per oggi è chiaro che non si lavorerà.
di Sergio Cesaratto
Che fine hanno fatto gli economisti di sinistra? Qualcosa del genere qualcuno si chiedeva sul manifesto di qualche secolo fa. Nonostante il grande sforzo profuso in questi anni sul web, in e-book (come «Oltre l’austerità») e assemblee, il loro impatto sui programmi elettorali delle formazioni della sinistra appare assai lieve. Per non parlare dell’idea di portare in Parlamento le competenze necessarie per condurre a livello adeguato la battaglia contro l’austerità e per un’Europa diversa.
Nuovo allarme sulla cassa integrazione, la crisi non accenna a fermare la sua corsa: secondo un'elaborazione della Cgil sui dati Inps, durante lo scorso anno sono stati circa 520 mila i lavoratori «equivalenti» in cassa integrazione a zero ore. Nel complesso sono state autorizzate quasi 1,1 miliardi di ore. Un numero che si traduce in circa 8 mila euro a testa persi, per un taglio complessivo della busta paga di 4,2 miliardi al netto delle tasse. Ma non basta, perché altri dati preannunciano un 2013 difficile, almeno per quanto riguarda la percezione degli italiani: secondo un sondaggio di ConfesercentiSwg solo il 16% dei nostri concittadini - la metà dello scorso anno - vede in arrivo un miglioramento per l'economia del Paese, mentre il restante 86% pensa che il 2013 non porterà alcuna evoluzione positiva, ma addirittura un ulteriore peggioramento.
di Federica Pitoni
«Bab al Shams (Porta del Sole) è la nostra porta verso la libertà e l’indipendenza; Bab al Shams è la porta per Gerusalemme; Bab al Shams è la porta per il ritorno. Israele ha imposto per decenni i fatti compiuti sul terreno, in mezzo al silenzio della comunità internazionale, ora è giunto il momento di cambiare le regole del gioco: questa terra ci appartiene e noi imporremo la realtà sul terreno».
E con queste parole venerdì circa duecentocinquanta palestinesi, provenienti da tutto il Paese, hanno “occupato” la loro stessa terra e creato il villaggio di Bab al Shams, a est di Gerusalemme.