di Roberta Fantozzi
L’articolo di Guido Viale pubblicato ieri sul Manifesto solleva nodi di fondo sul “se” e il “come” del quarto polo e sugli scenari complessivi della politica in Italia ed in Europa. Vorrei affrontarli partendo da un’autodenuncia, quella di essere iscrivibile nella categoria dei dinosauri, in quanto parte della segreteria di un partito, nella fattispecie Rifondazione Comunista. Secondo alcuni probabilmente, i capofila dei dinosauri, combinando insieme l’essere partito e l’essere comunista, in coppia quanto di più d’antan possa darsi. Tuttavia su questo vorrei tornare più avanti, convinta come sono che si dovrebbe cercare di mettere in ordine i ragionamenti secondo una gerarchia di priorità, che per me ha, alla sua testa, tutt’altra urgenza. Un’urgenza che si riassume in una domanda.
di Paolo Ferrero
Oggi possiamo dire che si parte! La costruzione unitaria del Quarto polo, rosso e arancione, a cui Rifondazione Comunista ha lavorato con passione e perseveranza da mesi, è diventata un fatto, il fatto nuovo del panorama delle prossime elezioni politiche. Una lista caratterizzata dalla centralità della questione morale e democratica e dal rifiuto delle politiche di austerità e del rigore. In questi giorni migliaia di persone stanno partecipando alle assemblee di Cambiare si può che si tengono in tutta Italia. Ieri sia De Magistris che Di Pietro hanno sciolto le riserve sulla costruzione della lista. Oggi finalmente l'obiettivo di unire tutte le forze sociali, culturali e politiche che si oppongono al governo Monti diventa realtà. Bene! Oggi è una buona giornata per la sinistra, per i lavoratori, per il paese.
di Franco Frediani
L'annuncio era nell'aria, e l'assemblea nazionale ha rappresentato il momento per la decisione: Di Pietro è pronto per schierarsi con il Quarto polo. Parla di un "momento della maturità" e anticipa la propria volontà di rimettere il mandato nel congresso di settembre, anticipando che fin da ora sarà tolto il suo nome dal simbolo. Un altro tassello importante va ad unirsi al movimento arancione, presumibilmente nel percorso iniziato da “Cambiare #si può”. Non può non essere salutato come un evento importante per chi si prefigge di costruire una vera alternativa al liberismo montiano ed alle ambigue politiche centriste dipinte con sfumature assai poco chiare.
di Luca Fazio
Umberto Ambrosoli vince le primarie del centrosinistra ma per battere le destre non potrà più fare a meno di Andrea Di Stefano e di Alessandra Kustermann che hanno ottenuto un risultato davvero eccezionale MILANO. Ha vinto chi doveva vincere, l’avvocato Umberto Ambrosoli, anche perché in Lombardia, laddove era più forte la macchina organizzativa del Pd, non c’era partita. Ma l’affermazione dei due sfidanti, Andrea Di Stefano e Alessandra Kustermann, ha del clamoroso, perché il primo era sostenuto solo dal Prc e perché la seconda si è candidata sostanzialmente da sola, anzi addirittura osteggiata dal suo partito, il Pd.
di Riccardo Chiari
Le 105 assemblee organizzate in questi giorni da un capo all’altro della penisola sono una dimostrazione pratica che la campagna «Cambiare si può» potrebbe contribuire alla costituzione di un Quarto Polo. Alternativo «all’agenda Monti ma anche alla agenda Bersani». Pronto a correre in solitaria, nel tentativo di conquistare quel milione e mezzo di voti necessari per superare lo sbarramento del 4% ed essere rappresentato nella nuova legislatura. «Avere un gruppo di parlamentari avrebbe una importanza enorme – sottolinea Lorenzo Guadagnucci, introducendo l’incontro fiorentino – perché darebbe voce a una grande forza sociale e culturale che esiste nel paese.