di Rossana Rossanda
È bastato che Silvio Berlusconi si riaffacciasse sugli schermi, col volto mal tirato in su – ci sono limiti, non fosse che d’età, al rifacimento dei tratti – perché l’Italia corresse a rifugiarsi sotto l’ala di Mario Monti. O l’uno o l’altro, tertium non datur. Non sono la stessa cosa, come suggerisce Alberto Burgio, anche se la rotta che indicano è sempre “a destra tutta”, ma da tempo gli italiani sembrano disabituati a pensare che la distinzione fra destra e sinistra abbia ancora senso.
Più di un miliardo di ore di cassa integrazione da inizio anno a novembre; 520 mila lavoratori coinvolti nei processi di cassa a zero ore; una decurtazione del reddito, al netto delle tasse, per oltre 3,8 miliardi, pari a circa 7.400 euro per ogni singolo lavoratore. Sono i numeri della crisi elaborati dalla Cgil nel rapporto di novembre sulla cassa integrazione, frutto di elaborazioni dei dati Inps da parte dell’Osservatorio Cig del sindacato. Numeri che stanno anche dietro la decisione del sindacato di protestare domani con un sit a piazza del Pantheon a Roma contro le insufficienti risorse per gli ammortizzatori sociali contenuti nella legge di stabilità che arriva al Senato.
di Maria R. Calderoni
L'abbaglio c'è stato, accecante, globale. Tutti fortissimamente antiberlusconiani, spuntati come funghi ovunque, dagli Appennini alle Ande. Dalla Littizetto al cardinal Bagnasco,dall'all'ambasciatore americano al capogruppo PPE, passando per partiti, giornali italiani ed esteri, Bruxelles e Casa Bianca.
Antiberlusconiani della prima e dell'ultima ora. A nominarli tutti non si finisce più.
di Giorgio Meletti
Pagheremo caro, pagheremo tutto. Gli appaltatori del ponte sullo Stretto si sentono già in tasca almeno 500 milioni di euro di penali per lo stop alla costruzione. Il goffo tentativo del governo dei tecnici di fermare la valanga con un decreto legge non è servito. Il consorzio Eurolink (formato da Impregilo, Condotte, Cmc, Sacyr e altri minori) ha già spedito la raccomandata per chiedere il recesso dal contratto e il pagamento delle penali dovute. Nella migliore delle ipotesi si finirà in tribunale, cosicché uno stuolo di avvocati si aggiungerà alla lunga lista di chi si è arricchito con il ponte mai fatto.
di Marco Consolo
Non c’è dubbio che il presidente venezuelano Hugo Chávez stia combattendo la battaglia più dura e difficile della sua vita. Quella contro un tumore che lo ha colpito negli anni passati e che, nonostante le tre operazioni precedenti, lo ha costretto nei giorni scorsi ad affrontare un quarto intervento a Cuba. Poche ore prima, in una coraggiosa e drammatica apparizione televisiva, lo stesso Presidente ha comunicato al popolo venezuelano ed al mondo che erano riapparse cellule maligne e per questo si sarebbe recato a La Habana per un nuovo intervento.