di Luciana Castellina
Lucio Magri, quando, un anno fa, ha deciso di porre fine alla sua vita, aveva lasciato detto che, per carità, non voleva orazioni funebri attorno alla sua bara. «Come alle presentazioni dei libri, in cui tutti parlano di se stessi anziché del volume perché non l’hanno letto» – aveva aggiunto.
E così il suo funerale fu sobrio e muto. E però a una cosa Lucio teneva: che quanto aveva scritto, se vi si fosse rintracciato un interesse, fosse discusso con serietà.
di Damiano Beltrami
«Il prossimo anno trasferiremo parte della produzione di computer Mac negli Stati Uniti. Da tempo lavoriamo al progetto, adesso ci siamo quasi. Il cambiamento si materializzerà nel 2013. Ne siamo già molto orgogliosi. Lo avremmo potuto fare più velocemente prevedendo solo l’assemblaggio di una linea di Mac negli Stati Uniti, ma abbiamo lanciato un’operazione di più ampio respiro, più radicale. Investiremo 100 milioni di dollari».
A parlare, in un’intervista pubblicata sull’ultimo numero di Bloomberg Businessweek, è Tim Cook, l’erede di Steve Jobs alla guida della Apple, un’azienda che impiega 598.500 persone negli Stati Uniti (di cui 307.250 in modo diretto e altri 291.250 nell’industria delle applicazioni). E in Cina ha il doppio di impiegati, oltre un milione e 200mila lavoratori.
di Bruno Steri
L'altro ieri 7 dicembre, nel tardo pomeriggio, la comunità argentina di Roma ha organizzato un sit-in davanti alla sua ambasciata per festeggiare l’entrata in vigore della cosiddetta “legge dei media”, un importante insieme di norme - fortissimamente voluto dall’attuale presidente Cristina Kirchner - che regola e democratizza l’accesso alla proprietà dei mezzi comunicazione di massa e la ripartizione delle frequenze, sottraendole al monopolio di pochi e potenti gruppi privati (su tutti, il Clarìn e la Naciòn).
Il varo della legge, approvata sin dal 2009 ma ferma in attesa di ottenere la legittimazione costituzionale, ha invece subito un’ulteriore proroga, chiaro segnale di un duro confronto istituzionale e politico tuttora in corso.
di Eleonora Martini
«Coraggio amici, il meglio è passato». Cita un aforisma di Ennio Flaiano, il direttore generale del Censis Giuseppe Roma per descrivere lo stato d'animo che si respira nella società italiana in questo fine 2012. Una fotografia, quella scattata quest'anno nel 46° rapporto sulla situazione sociale del Paese, che è sotto gli occhi di tutti, in bella mostra nell'album di ciascuna famiglia italiana.
La descrive così Giuseppe De Rita, il presidente del Censis: «Volge al termine un anno segnato da una crisi così grave da imporre l'assoluta centralità del problema della sopravvivenza; una centralità quotidianamente alimentata dalle preoccupazioni della classe di governo, dalle drammatizzazioni dei media, dalle inquietudini popolari».
di rassegna.it
Le pensioni sono e restano la 'grande paura' degli italiani che per l'81% 'boccia' l'attuale sistema di previdenza. Un timore che nell'ultimo anno e' diventato piu' pressante se in 12 mesi la valutazione negativa ha subito un balzo di 25 punti percentuali, dato di gran lunga superiore a quello medio europeo che si attesta sul 2%. E' questa la fotografia scattata dal Censis, che riprende un'indagine Eurobarometro, nel suo 46° rapporto presentato oggi.
Un timore che guarda al passato, al presente e soprattutto al futuro e che trova la sua sintesi nella paura di essere "condannati" a pensioni basse.