di Romina Velchi
La spending review piace a tutti: piace alla Commissione Ue, che, per bocca del commissario Olli Rehn, fa sapere di apprezzare le misure decise da Monti perché sono «in linea con le raccomandazioni dell’Ecofin»; piace a Mario Draghi, governatore della Bce, perché «consentirà all’Italia di raggiungere gli obiettivi fiscali»; piace alla corte dei Conti, perché è un «procedimento virtuoso»; piace, manco a dirlo, a Casini perché sono «tagli dolorosi ma non più rinviabili» e bisogna essere «comprensivi con il governo». Però lo spread resta alle stelle: ieri ha superato i 480 punti. Tutta colpa delle «esternazioni irresponsabili» (copyright di Repubblica) del presidente di Confindustria che si è permesso di criticare il governo rifilandogli un voto tra il 5 e il 6 e parlando di «macelleria sociale».