Durante il Forum “Verso il Sud” appena concluso a Sorrento, la ministra Carfagna ha magnificato la politica governativa a proposito del PNRR, sottolineando la generosità con cui si è previsto di destinare il 40% delle risorse europee al Mezzogiorno, più di quel 34% che gli spetterebbe in base alla popolazione qui residente.

Dovremmo ringraziare?

Si dà il caso che Bruxelles sia stata così prodiga di prestiti con l’Italia per la necessità di superare un divario territoriale ritenuto insostenibile, vincolando le risorse a criteri quali il PIL e il tasso di disoccupazione, ben oltre il solo parametro della popolazione.

In base a questi criteri, al Mezzogiorno spetterebbe il 65% delle risorse, altro che 40%!

Per di più, come sottolineato da numerosi studi ed esperti, oltre che dai sindaci e amministratori del Recovery Sud, anche la quota prevista è una formulazione puramente teorica, in quanto non tutte le risorse sono territorializzate e la sua applicazione varia da bando a bando.

In assenza di regole comuni e di una visione unitaria, si rischia di peggiorare la situazione esistente, resa ancora più drammatica dalla crisi sanitaria, economica e ora dalle conseguenze della guerra in Europa.

I bandi sono costruiti in modo da privilegiare i territori già avvantaggiati, pronti ad accaparrarsi i fondi che non potranno essere utilizzati, per mancanza di apparati adeguati e di condizioni di pari opportunità, da parte dei comuni deprivati per decenni da politiche di spoliazione.

Dagli Asili nido all’Università, fino all’Industria 4.0, le misure saranno utilizzate dalle strutture del triangolo produttivo del Nord, Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna.

Le stesse regioni a cui la Ministra Gelmini ha promesso una legge quadro per l’attuazione dell’”Autonomia differenziata”, con cui intende recepire le sciagurate intese firmate nel 2018, portando avanti il disegno di frantumazione del Paese.

Nella visione evidenziata a Sorrento, il destino del Sud è quello di hub del gas, una mera piattaforma logistica, senza riguardo per le antiche vocazioni produttive, con nuove infrastrutture devastanti e la riproposizione di progetti vetusti come il Ponte di Messina e l’utilizzo di incentivi per ridurre il già basso costo del lavoro: il Mezzogiorno d'Italia in funzione delle imprese e del mercato.

È quanto mai urgente l’opposizione a questo Governo per un’alternativa di pace e di diritti.

Tonia Guerra, segreteria nazionale
Loredana Marino, responsabile Mezzogiorno
Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea

Rete di mutualismo solidale
sol: solidarietà
e: eguaglianza
d: diritti
a: autorganizzazione
D: dignità

https://www.facebook.com/ReteSOLEDAD"

sol.e.d.a.d

Emergenza Covid-19

Come autoprodurre una mascherina (Istruzioni in PDF)

In Europa l'inizio della crisi e delle politiche di austerity, la resistenza al modello liberista della Troika e diventato negli anni un dovere, cosi nei paesi così detti pigs, grazie alle organizzazioni della sinistra radicale nascono forme e pratiche di mutualismo, dall'esperienza in Grecia di Syriza con la rete Solidarity for all struttura nata per riunire e coordinare, le numerose iniziative di solidarietà locali, e in Spagna la Red de solidaridad popular per soddisfare i bisogni della classe operaia impoverita e migliorare le sue condizioni di vita.
Noi della Rifondazione Comunista, in dieci anni, di Partito Sociale, abbiamo sviluppato pratiche specifiche di solidarietà collettiva per rispondere ai bisogni individuali di chi vive le difficoltà della crisi economica e sociale.

Emerge, perciò, in maniera chiara il ruolo politicamente attivo del “partito sociale” animato dai e dalle comunist*.
Dieci anni di pratiche sociali ci consegnano uno straordinario lavoro delle/dei militanti della Rifondazione Comunista: dalla fondazione delle BSA, spazio di connessione con i/le compagn@ che provengono da altre organizzazioni ed esperienze sociali e politiche, alla ri-vendita del pane ad 1 euro fino alla costituzione dei Gruppi di Acquisto Popolare come risposta al carovita, la gestione di banchi alimentari in alcuni casi,mercatini del riuso, doposcuola popolari, mercatini del libro usato, biblioteche popolari, corsi di italiano per migranti, ambulatori popolari, dentista sociale,senza dimenticare la nascita ed il diffondersi di associazioni collaterali capaci di promuovere progetti sociali, cultura e sapere, alle pratiche di conflittualità sul diritto all’abitare, sulla tutela popolare dei debitori, le casse di resistenza, e molto altro ancora. In questi anni abbiamo realizzato un po’ ovunque il passaggio dalla teoria alla pratica, arricchendo l’azione politica dei nostri circoli col mutualismo.

Nasce, così, SOL.E.D.A.D, tra “coloro che organizzano solidarietà le avanguardia di lotta”, dove la solidarietà rappresenta l’idea-forza che regola le comunità ribelli tra il rispetto delle diversità e bisogno, nella sfera della produzione e della riproduzione per l'esistenza.
SOL.E.D.A.D, (acronimo. SOLidarietà, Equaglianza, Diritti, Autorganizzazione, Dignità) rappresenta l'intreccio dall'esperienza di resistenza e l'esperienza della mutualità (dalla rivendicazione alla pratica dell' obiettivo), fondando l'azione politica sull’ autorganizzazione delle classi popolari, per la trasformazione complessiva delle relazioni sociali, umane, partendo dalle necessità individuali per elaborare proposta collettiva di emancipazione e riscatto sociale.

oggi Sol.E.D.A.D. si pone l'obiettivo di sviluppare al massimo le esperienze diffuse, le attività di mutualismo, con lo scopo di:
- Riprendere il tema dell’ agricoltura per costruire una RETE DI ECONOMIA SOCIALE E POPOLARE, urbana e rurale, finalizzata alla costruzione dal basso di strutture economiche in rottura con le leggi del Mercato, capace di soddisfate i bisogni fondamentali , capace di tessere rapporti tra produttori e consumatori (reti, laboratori, competenze e saperi) creare una realtà alternativa prevedendo la sostenibilità di percorsi, per arrivare a superare le monocolture imposte dalle multinazionali, per consentire il ritorno alla biodiversità.
SOSTENERE una sorta di "km 0 politico", potenziando la nostra rete di GAP/GAS, presente in diverse realtà dal Piemonte alla Lombardia, dal Veneto all’ Emilia e nel Lazio dove i compagni lavorano da anni su questo fronte contro il carovita. Cioè potenzialmente può esistere una rete sociale ed economica, che allude a un'organizzazione come il Movimento Sem Terra del Brasile.
- creare una Banca dei Saperi (Mestieri e professionalità) la banca uno strumento di autorganizzazione e di lotta allo sfruttamento del lavoro di povertà. Per creare forme di mutuo soccorso rosso tra di noi tra la gente, dove i nostri circoli, le case del popolo vengano vissute come luoghi di culture critiche, di socialità orizzontale, centri di vita politica ricreativa e di altraeconomia, crea percorsi di formazione tesi al miglioramento di vita, un agire diverso fuori dal lavoro salariato, che possa favorire strumenti di lotta alla disoccupazione e alla precarietà, attraverso forme di socialità lavorative.
- di costruire comunità ribelli, luoghi di critica biopolitica e autorganizzazione delle classi popolari, di sviluppo di intelligenza collettiva, reciprocità, di costruzione del contropotere in contrapposizione al modello di sviluppo capitalistico, di conflitto sociale capace di creare la suggestione, un immaginario cooperativo rispettoso dell’umanità e della Terra, alternativo all’idea della scarsità e della necessità della concorrenza. Comunità ribelli, mutualismo e solidarietà lo strumento per raggiungere il fine.

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