E’ passato più di un secolo dal suo primo utilizzo da parte dell’industria. Centinaia di migliaia di lavoratori che ne sono venuti a contatto diretto o indiretto, si sono ammalati, hanno sofferto nella solitudine, sono morti. Le multinazionali che lo hanno utilizzato massicciamente ne hanno tratto profitto e si sono servite del ricatto, dell’inganno, hanno esercitato pratiche senza scrupoli e sacrificato la salute dei lavoratori per il loro vantaggio. E’ l’amianto o asbesto che in greco vuol dire perpetuo, indistruttibile…..

Dovremmo più correttamente parlare di amianti, visto che in natura ce ne sono molti, ma quelli ai quali fa riferimento la legislazione dei diversi paesi sono  il serpentino (crisotilo) e cinque anfiboli (in greco ambiguo), ovvero quelli  che l’industria ha maggiormente utilizzato. L’amianto è stato utilizzato in tutti i settori industriali ed è la  storia  secolare di milioni di vittime innocenti sacrificate per l’avidità di pochi.
La sentenza di condanna emessa recentemente dal Tribunale di Torino a carico dei proprietari dell’Eternit, una delle principali industrie del cemento-amianto,  rende un po’ di giustizia anche se tardiva, riaccende il dibattito nella comunità nazionale e mondiale, richiama l’attenzione dei media.
Nel lungo percorso di lotta  per la conquista dei diritti e per la sicurezza, per la difesa della salute e dell’ambiente, l’amianto è indubbiamente l’esperienza più emblematica ed è un problema che attraversa le generazioni.
Nonostante che la pericolosità dell’amianto fosse nota fin dagli inizi del Novecento e che negli anni ’60 tutta la comunità scientifica internazionale ne avesse dichiarato l’alta cancerogeneità, la produzione sta proseguendo ancora oggi in varie parti del mondo tra cui Russia, Canada e Cina, mentre si è intensificato l’uso nei paesi in via di sviluppo (Asia, Africa, America Latina) dove viene esportato e dove non esistono sistemi di protezione sociale. Cosa si aspetta a porre il divieto globale della produzione e dell’uso dell’amianto?
E’ passato più di un secolo  e l’amianto continua a mietere vittime, è ancora presente nei luoghi di lavoro, continua a contaminare l’ambiente in cui viviamo. Scarsa la sensibilità pubblica e professionale, inaccettabili  i ritardi e le omissioni a fronte dell’effetto nefasto sulla vita delle persone. Un problema ancora aperto, un debito non estinto da parte dello Stato italiano, una rete di omertà da parte della comunità internazionale che non ha ancora posto il divieto a livello mondiale.
In Italia con la legge 257 solo dal 1992  è stata vietata l’estrazione, l’esportazione, l’importazione, la produzione e la commercializzazione dell’amianto ed è stata prevista la dismissione graduale nel tempo. L’amianto ha riguardato prima i lavoratori ed ora riguarda ampi strati della popolazione per la vasta diffusione dei materiali contenenti amianto nell’ambiente. I prodotti di amianto, ben 3000, hanno riguardato tutti i settori produttivi ma il più diffuso e anche il più conosciuto è stato il cemento-amianto (eternit).  I dati non sono rassicuranti: oltre  32 milioni di tonnellate di amianto da smaltire, 4000 i decessi  per mesotelioma pleurico ogni anno,  senza contare i tumori professionali e tutti gli altri casi di asbestosi.
A vent’anni dalla legge la situazione in alcune regioni è al punto di partenza:censimenti/mappature non ancora completati  (nel  Lazio il ritardo maggiore), bonifiche dei siti di interesse non ancora terminate, scarsità di incentivi salvo rare eccezioni a livello locale, ancora non operativo il Fondo Vittime dell’amianto (previsto per gli esposti familiari e ambientali non coperti da contributi previdenziali), mancanza di un coordinamento per la sorveglianza sanitaria a livello nazionale, mancanza di un fondo per le bonifiche degli edifici pubblici e aperti al pubblici (scuole, ospedali, palestre…), carente l’informazione sul rischio amianto (solo alcune regioni hanno attivato sportelli su iniziativa delle associazioni  ambientaliste o degli esposti amianto).
La vasta gamma di aspetti relativi all’amianto (lavoro, salute pubblica, ambiente, ricerca medica…) necessitano di un coordinamento  regionale/nazionale.
Uno dei nodi centrali che  non aiutano a risolvere il problema della presenza di amianto nel nostro paese sta nella scelta della dismissione graduale dell’amianto. La previsione del divieto di utilizzo dell’amianto e la definizione di un termine alla dismissione graduale appare oggi come l’unica misura capace di accelerare le bonifiche scongiurando il pericolo di ulteriore esposizione alle fibre di  amianto.

Il 28 aprile si celebra la Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro , coincidente alla Giornata mondiale vittime dell’amianto in cui dovrebbero essere svolte azioni specifiche da parte delle istituzioni.

Il Comitato Esposti Amianto Lazio  per il 28 aprile avanzerà  specifiche richieste alle ambasciate dei paesi in cui viene ancora prodotto l’amianto e solleciterà l’adempimento di azioni  concrete alle istituzioni dei diversi livelli di governo. Il 26 precederà una Conferenza Stampa.

di Anna Maria Virgili
Presidente del Comitato Esposti Amianto Lazio

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