di Giorgio Salvetti

«Ingiustizia è fatta». Francesco Romeo ha appena ascoltato la sentenza e non ha dubbi. E' uno degli avvocati cassazionisti difensori di uno dei cinque imputati per cui dovrà essere ricelebrato il processo d'appello.
Ci spiega meglio la sentenza?
Cinque persone vanno in carcere, tre con una riduzione minima di qualche mese su una pena di oltre dieci anni.

Gli altri cinque sono stati nuovamente rimandati in appello, ma solo per vedere se potranno avvalersi di un'altra riduzione di pena che fa capo alla cosiddetta «suggestione di folla in tumulto».

Quanto potrebbe valere questa attenuante?
Se riconosciuta, può comportare la riduzione di un terzo della pena, ma questo è tutto da vedere.
Potrebbero evitare il carcere?
Ripeto, per saperlo dovremo attendere il responso del nuovo processo di appello.
E nel frattempo sono liberi?
Restano in attesa di giudizio fuori dal carcere.
Com'è andata l'ultima udienza?
La requisitoria del procuratore generale Pietro Gaeta ha chiesto di confermare le sentenze di appello e di rigettare tutti i ricorsi.
Non è stata una sorpresa.
No, fa parte del suo ruolo.
Per chi non è un cassazionista, colpisce che Gaeta sia lo stesso rappresentante per l'accusa del processo contro gli uomini delle forze dell'ordine. Come si spiega?
No, non c'è nulla di strano, può accadere.
Però il risultato è molto diverso.
E' evidente la sproporzione, in termine di privazione della libertà: chi è stato accusato di danni contro le cose va in galera, chi invece ha torturato delle persone resta libero.
E' questo l'aspetto più preoccupante della sentenza?
Anche il fatto che per tutti dieci gli imputati sia stato confermato il reato di devastazione e saccheggio. Questo costituisce un precedente grave. Negli ultimi dieci anni questo reato è stato applicato in 11 sentenze. In processi che riguardano fatti di tifoserie allo stadio ma anche manifestazioni politiche come quella dell'11 marzo 2006 in corso Buenos Aires a Milano. Nei 52 anni precedenti della Repubblica solo in dieci sentenze si sono condannati degli imputati per lo stesso reato. E' evidente che c'è un'accelerazione del ricorso a questa imputazione.
E voi avvocati della difesa come avete cercato di rispondere?
Noi abbiamo opposto l'argomentazione che eventualmente il reato di devastazione e saccheggio non è applicabile in questi casi perché prevederebbe dei danneggiamenti e dei furti in una zona molto più ampia di quella di cui parla l'accusa, ossia alcune specifiche strade di Genova.
Come dire che non si può fare pagare a questi dieci tutto quello che è successo a Genova in quei giorni?
Tanto più se le prove a carico sono fotografie e se si ricorre al ricorso morale. Cioè l'idea per cui basta essere ritratti nei pressi dei disordini per essere considerati complici.
Adesso c'è possibilità di altre azioni legali?
Per i cinque che non devono rifare l'appello no. Finisce così.

 

il manifesto (14 luglio 2012)

 

 

 

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