di Redattore Sociale

Riparte da Napoli la sfida per rimettere al centro dell’agenda politica il welfare. A lanciarla è l’assemblea nazionale promossa da Rifondazione Comunista nel capoluogo campano “Welfare nella crisi, welfare contro la crisi. Rilanciamo i servizi pubblici locali”. Al centro dell’incontro – cui hanno partecipato, tra gli altri, il delegato ANCI al welfare nonché sindaco di Lodi Lorenzo Guerini, il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, l’assessore alle Politiche sociali del comune di Napoli Sergio D’Angelo, l’economista Angelo Marano...

– il quadro drammatico che sta vivendo in questo momento il welfare state nel nostro Paese a causa dei tagli selvaggi a fondi e trasferimenti, e l’acuirsi delle differenze tra Nord e Sud in termini di spesa sociale.

“Il rischio principale è la chiusura dei servizi, con le relative derive caritatevoli e privatistiche, la perdita di posti di lavoro, la precarizzazione dei diritti - ha spiegato Antonio Ferraro, responsabile nazionale Politiche sociali Prc - In Italia, per molti osservatori il 2011 è stato l’annus horribilis della politica sociale. I fondi hanno subito un taglio pesante, riducendosi di oltre 1 miliardo di euro rispetto al 2008. Il fondo nazionale per le politiche sociali è passato da 1 miliardo nel 2008 a 218 milioni nel 2011, quello per la non autosufficienza addirittura azzerato. I fondi saranno ulteriormente ridotti all’osso a partire da quest’anno: complessivamente si arriverà ad appena 160 milioni di euro”. “È il Sud a pagare il prezzo più caro della crisi del welfare – continua - Basti pensare al divario che lo separa dal Nord. Un esempio su tutti: a Trento si registra una spesa sociale procapite di 280 euro, contro i 30 euro che si spendono in Calabria. Stiamo assistendo a un vero e proprio massacro sociale”.

Anche la scelta di riportare al centro del dibattito pubblico a partire dal capoluogo campano non è casuale. “Napoli è il simbolo di un Sud che non si piega – prosegue Ferraro - Come hanno dimostrato anche la battaglie di questi ultimi anni portate avanti dagli operatori sociali del comitato Il welfare non è un lusso, che si batte non solo per i diritti degli utenti ma anche per quelli dei lavoratori. Da questa città vogliamo lanciare un laboratorio di esperienze e proposte in grado di contaminare altri territori, l’Italia, l’Europa. E rilanciare l’idea di un welfare locale inteso come motore di sviluppo, non come un costo. Per questo abbiamo deciso di dare questo titolo alla nostra assemblea: il welfare come antidoto alla crisi”.

Varie le proposte uscite dall’incontro napoletano: rivedere il patto di stabilità interno per permettere ai comuni di investire nel sociale; fermare la modifica dell’articolo 81 della Costituzione, connotando il debito di una funzione positiva; definire i livelli essenziali di assistenza sociale, anche con step graduali, per rendere esigibili i diritti e le prestazioni omogeneamente su tutto il territorio nazionale; ripristinare i fondi sul sociale almeno ai livelli del 2008; introdurre il reddito minimo garantito come strumento contro la povertà e per dignità della persona, ma anche come nuova capacità per realizzare progetti di vita e lavoro, per aumentare i consumi interni e contribuire così anche alla riattivazione dell’economia. (mn)

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