di Bruno Giorgini

Hanno riempito non una ma tre piazze. Nel centro di Tolosa sotto la pioggia, a tratti battente; piove governo ladro. Il Fronte di Sinistra dice 70000, forse un po’ troppi, certo oltre i 40.000. Anche qui, come già alla Bastiglia, si attendevano tra le venti e trentamila persone, diciamo i militanti con famiglia al seguito, invece sono quasi raddoppiate.

E’ arrivato il popolo, quelli che non sono né inquadrati né organizzati, spesso neppure si trovano nei dintorni. E moltissimi giovani. Erano sessanta anni che non avveniva una manifestazione politica a Place du Capitole, la piazza centrale, oggi riempita di bandiere rosse, e concessa al Fronte della Sinistra dal sindaco socialista Pierre Cohen, una mano tesa nonostante gli alti lai e geremiadi della destra. In testa e ovunque le bandiere della CGT, che una delle novità di questa campagna è l’impegno diretto dei sindacati contro Sarkozy, e dei lavoratori in prima persona, delegati, assemblee intere.

Arrivano da un tessuto di lotte spesso durissime. Per esempio mercoledì 4 aprile a Marsiglia c’è al mattino uno sciopero con occupazione e blocco dell’ospedale per il premio di produzione, di pomeriggio la direzione concede il premio, almeno per questo mese; nel contempo aux Baumettes, le prigioni, i secondini picchettano l’entrata, nessuno entra nessuno esce; si prosegue nel pomeriggio con lo sciopero dei lavoratori del porto, e se si va al tribunale si incontrano gli operai e le operaie di Fralib in lotta da mesi e mesi che assistono con una certa energia al processo di cui sono protagonisti contro i licenziamenti decretati in modo unilaterale dalla direzione, e illegali, dicono i lavoratori, secondo il codice del lavoro francese.

Tornando al Fronte di Sinistra, la prossima presenza di strada, la prossima tappa della insurrezione citoyenne, cittadina, come Mélenchon chiama le manifestazioni, sarà a Marsiglia il 14 aprile, e lì qualcuno spera che l’onda diventi uno tsunami. E che le urne lo portino almeno al terzo posto, prima del FN e di Marine Le Pen, oltre il 15%, con la grande incognita delle astensioni, che nessuno riesce a misurare in modo convincente. Intanto Hollande comincia a rispondere per le rime a Sarkozy, e ieri prendendo l’iniziativa, ha dettato l’agenda dei primi cento giorni di presidenza.

La pensione di nuovo a 60 anni per chi ha cominciato a lavorare a 18, oppure con 41 anni di contributi; il blocco del prezzo della benzina per tre mesi;la rimessa in discussione del trattato europeo di stabilità finanziaria siglato tra Merkel e Sarkozy; il ritiro delle truppe dall’Afghanistan prima della fine del 2012; la separazione tra banche di investimento e d’affari e quelle di risparmio; il rilancio dell’occupazione e l’assunzione di 60000 persone nella scuola; una forma di equo canone, e infine, tra altre cose, la riduzione del 30% dell’appannaggio da Presidente (al di là dello stipendio, l’Eliseo spende 115 milioni di euro l’anno che la stampa francese giudica in modo quasi unanime “spese folli” e alcuni le imputano a Carla Bruni; da noi il Quirinale arriva a oltre 235 milioni..).

Poi finalmente stamane 5 aprile è entrata in campagna Martine Aubry con una lunga intervista televisiva, parlando come primo ministro in pectore seppure quando glielo chiedono si schermisce, autorevole e molto decisa contro la destra e il candidato dell’UMP, coesa con Hollande, senza mollare sui punti decisivi, per esempio le 35 ore che, va detto, neppure Sarkozy è riuscito a smantellare, anzi proponendo di rilanciarle con la diminuzione delle ore straordinarie comandate. Inoltre lanciando un ponte verso Mélenchon.

Insomma si è visto un vero movimento a sinistra negli ultimi due, tre giorni che neppure la presentazione alla stampa da parte del presidente candidato del suo programma è riuscita a invertire. Sarkozy ha fatto un discorso “tedesco”, sempre barricandosi dietro le necessità dell’austerità imposta dalla crisi europea e mondiale, agitando lo spettro del debito e/o del fallimento come la Grecia o la Spagna portate al disastro secondo lui dai socialisti, senza rinunciare a qualche misura demagogica come l’anticipazione dell’erogazione delle pensioni dall’8 del mese al primo, e rispondendo nervosamente alle domande più scabre. Con l’annuncio di una manifestazione a Place de al Concorde il 15 aprile invitando a intervenire “la maggioranza silenziosa” (sic). Manifestazione della destra che si misurerà con quella convocata nella stessa data da Hollande a Chateau de Vincennes, vicino a Parigi.

Da questo punto di vista si può dire che Jean Luc Mélenchon ha fatto scuola: adesso vanno tutti in piazza. Infine Sarkozy ha presentato una lettera ai francesi, copiando Mitterand nell’88, con 32 punti. L’ultimo recita: confermare la scelta nucleare. E sfortuna delle sfortune per il candidato della destra, poco dopo usciva la notizia di un doppio incendio scoppiato nel secondo reattore della centrale nucleare di Penly vicino a Dieppe, in Seine Maritime. L’incendio viene spento dai pompieri e l’EDF, l’azienda che gestisce l’energia, emette un comunicato rassicurante: nessuna fuga di materiale radioattivo. Ma così non è. Attorno alle 19.30 di ieri 5 aprile si scopre che fuga d’acqua radioattiva c’è stata. Manco a dirlo, poca e poco radioattiva, sempre secondo EDF. A cui è sempre più difficile credere. La domanda è: mentono sapendo di mentire o proprio non sanno.


da eilmensile.it

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