ikeadi Riccardo Chiari
Che rompiscatole questi facchini egiziani. Volevano far sapere che i loro dodici compagni, sospesi il mese scorso dalle cooperative del Consorzio Cgs, stanno ancora lottando per tornare al lavoro nel polo logistico Le Mose di Piacenza. Lì dove, sottolinea la stessa Ikea, «i depositi stanno lavorando a pieno regime, per un incremento imprevisto dei volumi di merce richiesti dalle sedi Ikea presenti nel Mediterraneo orientale».
Di qui l'idea della giornata di mobilitazione, con appuntamento all'ora di pranzo davanti al grande centro commerciale Ikea di Casalecchio di Reno. Dove è finita a manganellate. Perché l'hashtag twitter #IkeaInLotta scelto per l'occasione ha fatto subito chiedere dalla direzione del punto vendita la presenza delle forze dell'ordine. E queste ultime, con alcune decine di agenti di polizia e carabinieri in tenuta antisommossa, hanno impedito che l'annunciato volantinaggio davanti all'entrata di Ikea si trasferisse anche all'interno della struttura. Il cliente è sacro.

Quattro cariche di polizia e carabinieri su quasi un centinaio tra facchini egiziani, sindacalisti del SiCobas e attivisti di alcuni collettivi e centri sociali bolognesi (Bartleby e Crash), arrivati per solidarizzare con la protesta. Manganellate anche sulla testa, scoperta, dei facchini e dei giovani dei collettivi: alcuni di loro sono stati visti distintamente sanguinare, i lividi si notavano meno ma in genere fanno male anche loro. La questura replica: sono stati lanciati carrelli contro gli agenti, sei di loro sono rimasti «lievemente contusi».
Certo è che per l'Ikea non è stata una felice giornata di vendite prenatalizie. Tanto che, verso le tre del pomeriggio, la direzione del punto vendita ha deciso di chiudere al pubblico la struttura, lasciando peraltro terminare gli acquisti a chi era già all'interno.
«La manifestazione odierna a Casalecchio - fa sapere Ikea - colpisce ingiustamente la nostra società, che ha da sempre, con i propri collaboratori così come con i propri fornitori, un rapporto costruttivamente dialettico e di assoluta trasparenza, improntato al totale rispetto dei diritti dei lavoratori e alle normative a questi collegate». Ma allora ci deve essere qualche difetto di comunicazione, a giudicare dallo striscione: «Creano mobili, distruggono diritti», e al coro «Ikea razzista lavoro da schiavista». La multinazionale ribadisce poi di non avere responsabilità dirette: «La manifestazione di oggi riguarda la vertenza tra una decina di soci lavoratori del Consorzio Cgs, che operano presso il polo logistico Ikea di Piacenza.
Questi soci lavoratori, che erano stati sottoposti a provvedimenti disciplinari, sono stati reintegrati al lavoro e alcuni di loro, destinati a siti dell'area piacentina, non si stanno presentando». Forse perché, alla Direzione provinciale del lavoro di Piacenza, non si contano le denunce e gli esposti del sindacato di base. Pronto anche ad istituire una cassa di resistenza (causale «cassa di resistenza ikea» a Si Cobas, bollettini postali sul ccp 3046.206) per quei rompiballe di facchini egiziani.

Il Manifesto - 19.12.12

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