di Patrizio Gonnella

Ho visto un giovane piangere perché incarcerato a dieci anni da un episodio di spaccio. Nel frattempo si era fatto una famiglia e aveva smesso di farsi. Ho visto un ragazzo sulla sedia a rotelle che muoveva solo il viso e a stento una mano incarcerato con l'accusa terribile di pedo-pornografia on-line. Penso che chi lo ha condannato a svariati anni di prigione non lo ha mai visto dal vivo così come l'ho potuto vedere io. Ho visto un giovane somalo finire dentro perché a seguito di uno sgombero di una occupazione abusiva è stato fermato e incarcerato in quanto fumava hashish. Ho visto un direttore di giornale ottenere la grazia mentre molti detenuti si fanno la galera per fatti molto meno gravi.


Ho visto otto persone giunte da poco in galera dividersi una cella di quindici metri quadri, bagno alla turca compreso. Ho sentito nelle sezioni un freddo cane, io che avevo cappotto e cappello. Ho visto le lettere di un ragazzo che implorava aiuto al papà per le violenze che stava subendo contro le quali non sapeva come difendersi. Ho sentito dire nelle aule Parlamentari che non è ancora arrivato il momento di approvare la legge che incrimina la tortura. Eppure questa è stata la legislatura nella quale è accaduto lo scandalo della morte violenta di Stefano Cucchi, e vi sono state le sentenze della Cassazione sulla Diaz e del tribunale di Asti che hanno aperto uno squarcio sulla tortura in Italia.
Di fronte a tutto questo la risposta del mondo politico è stata un mix tragicomico di chiacchiere, promesse e lacrime di coccodrillo. Si è conclusa in questo modo la farsa penitenziaria di fine anno. Niente più disegno di legge sulle sanzioni alternative e sulla messa alla prova. Azzeramento dei fondi a copertura della legge Smuraglia sul lavoro penitenziario. Associazioni e cooperative saranno a breve costrette a licenziare i loro dipendenti detenuti. Il sovraffollamento aumenterà ulteriormente. Così finisce l'anno del governo tecnico penitenziario. Finisce miseramente. Finisce nella ipocrisia di tutti quelli che si sono affannati a dare ragione a Marco Pannella. Mentre gli davano ragione a parole lo sconfessavano in Parlamento. Alla prova dei fatti, tutti si voltano dalla parte opposta. Sarà questa pantomima che ci dobbiamo attendere anche nella prossima legislatura? I garantisti, quelli veri, non Ghedini o Sallusti per intenderci, sono stati uno ad uno espulsi dall'agorà parlamentare. Nel frattempo la questione carceraria è diventata una questione pubblica. Addirittura è stata riconosciuta per legge alla stregua di una emergenza nazionale. Sono intervenuti il Capo dello Stato e il Pontefice a ricordarlo.
Per Pd e Sel questo è il tempo della formazione delle primarie, delle liste, delle elezioni. Vedremo cosa succede. Vedremo se il tema penitenziario e del garantismo penale sarà adeguatamente rappresentato. Vedremo se nel campo democratico e della sinistra una nuova classe dirigente si sostituirà per passione, umanità e competenza a quella che oggi ci ha portato al disastro penitenziario. Vedremo se gli ultimi della scala sociale, i detenuti, avranno qualcuno che lotterà per loro. L'esperienza degli ultimi anni è stata desolante. In questi giorni, girando tra operatori della giustizia, volontari e detenuti si percepisce un senso di vuoto, di abbandono, di paura. Il Governo Monti gli ha voltato le spalle. La sinistra non li lasci soli.

 

* Presidente di Antigone

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