di Fabio Marcelli

Ho giò avuto modo di trattare, in alcuni miei blog, la natura doppia della religione, magazzino di risorse spirituali individuali e collettive per la giustizia e il miglioramento sociale ovvero strumento del potere, al servizio della conservazione dei privilegi di settori ristretti, fra cui ovviamente gli stessi ecclesiastici.

L’abbraccio con il potere è certamente di conforto, anche economico, agli alti prelati ma non aiuta la Chiesa in quanto tale, intesa come comunione dei fedeli. Uno dei tratti più negativi della nefasta esperienza del governo Monti, e prima ancora di quella di Berlusconi, è stato probabilmente costituito dall’ossequio portato al Vaticano, sotto

varia forma: dalle esenzioni fiscali al sostegno di scuole e sanità privata, in particolare quest’ultima dove, sotto l’egida di Comunione e liberazione si è creato un complesso di interessi solo in parte scalfito dalle recenti inchieste contro la corruzione. E, nonostante continui e si approfondisca il processo di secolarizzazione, le istanze del Vaticano sono ben rappresentate in tutti gli schieramenti, tranne il polo alternativo della rivoluzione civile e democratica che si sta costruendo per dare appunto un’alternativa, fra l’altro, contro i baciapile di vario orientamento.

Continuano del resto a stupire e a colpire negativamente le esternazioni dei vari rappresentanti della Chiesa cattolica, i quali, pur essendo maschi di mezz’età che dovrebbero essere relativamente a digiuno in fatto di esperienze pratiche in materia di sessualità, non si peritano di blaterare su e contro gay e donne. 

C’è davvero l’imbarazzo della scelta fra tante incredibili dichiarazioni, ma forse l’Oscar dell’anno che si avvia a conclusione lo potremmo attribuire al parroco di Lerici che ha affisso sulla porta della sua chiesa un editoriale del sito fondamentalista Pontifex, che attribuisce alle donne la responsabilità dei casi di femminicidio. Secondo tale editoriale, in effetti, ” Il nodo sta nel fatto che le donne sempre più spesso provocano, cadono nell’arroganza, … … si credono autosufficienti e finiscono con esasperare le tensioni esistenti”. La morale enunciata dai superbacchettoni in questione è in sostanza che le donne non sono autosufficienti, devono quindi dipendere dai maschi e peraltro stare anche attente a come si vestono o si muovono. “Quante volte vediamo ragazze e anche signore mature circolare per la strada in vestiti provocanti e succinti?”, si chiede angosciato Pontifex. E poi : “Quanti tradimenti si consumano sui luoghi di lavoro, nelle palestre, nei cinema, eccetera?”.  Per concludere in questi termini: “Potrebbero farne a meno. Costoro provocano gli istinti peggiori e se poi si arriva anche alla violenza o all’abuso sessuale (lo ribadiamo: roba da mascalzoni), facciano un sano esame di coscienza: “forse questo ce lo siamo cercate anche noi”?”.

Di questo passo si finirà di giustificare anche la pedofilia dei preti con l’atteggiamento provocatorio dei bambini… Al di là del carattere estremamente rozzo e intollerabilmente maschilista delle affermazioni citate, esse attingono a un background “culturale” comune a molti cattolici e alle istituzioni ecclesiastiche in quanto tali. E bisogna ritenere che questa ideologia maschilista di ispirazione clericale sia uno dei fattori che determinano il triste record europeo del nostro Paese in materia di femminicidio.

Una ‘morale’ stantia ed ipocrita che in realtà è indegna di questo nome. E non rende un buon servizio ai cattolici. Tanto più che, da tempo immemorabile e fino ai giorni nostri la Chiesa è stata connivente con i poteri peggiori.  Fino, in tempi relativamente recenti, alla dittatura genocida dei generali argentini, cui alti prelati ufficialmente rappresentanti del Vaticano offrivano consulenze e buoni servizi, anche e soprattutto per “far stare buone le famiglie delle vittime”. E non a caso il regime argentino era strettamente legato alla P2 e allo IOR, la banca vaticana coinvolta in vari scandali e sospettata di riciclaggio di capitali mafiosi su scala internazionale.

Fortunatamente esistono anche settori della Chiesa che reagiscono a tutto questo. E voglio qui citare don Giorgio De Capitani, sacerdote di Rovagnate in provincia di Lecco, il quale ha chiesto a Dio di spedire Berlusconi all’inferno, denunciando altresì le connivenze della Chiesa “con il porco di Arcore”.

Da laico impenitente la richiesta rivolta al Padreterno mi lascia alquanto indifferente, ma torno a concordare con don de Capitani quando chiede agli italiani di farsene carico, beninteso, come precisa il simpatico prelato ‘politicamente’. E si devono apprezzare i toni appassionati e chiarissimi del suo sermone. 

A partire dalle innegabili responsabilità della Chiesa nell’aver sostenuto, in cambio della conservazione ed estensione dei famigerati privilegi, perfino l’obbrobrio berlusconiano, sembra essere venuto il momento di rifondare ab imis la stessa Chiesa cattolica. Per renderla davvero conforme, riducendola al dovuto stato di povertà, al messaggio evangelico. Consentendo la continuazione delle opere di carità laddove esse sono effettivamente tali non limitandosi, talora, a prestare servizi indispensabili a persone che ne sarebbero altrimenti prive, come del resto fanno anche organizzazioni pienamente laiche come Emergency, ma spingendosi anche a combattere il potere e le iniquità di cui esso si rende responsabile, come tanti sacerdoti uccisi in Italia e nel mondo da mafie di ogni genere e paramilitari. Nell’interesse dell’umanità e in particolare del nostro Paese il quale risente della presenza del Vaticano, come ebbe a constatare qualche secolo fa già Machiavelli, come della più grande sciagura mai capitatagli.

da Il Fatto Quotidiano

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