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120217landiniLe scelte della Fiat mettono in discussione il contratto e la dignità delle persone. Allo stesso modo governo e Confindustria vogliono “manomettere” l’articolo 18. “Questo attacco ai diritti del lavoro è inaccettabile. Il modo per uscire dalla crisi è estendere diritti per chi non ce l’ha, ridurre la precarietà, avviare un piano straordinario di investimenti per lavoro e occupazione”. Per questo la Fiom scende in piazza venerdì 9 marzo a Roma, in occasione dello sciopero generale di 8 ore proclamato dei metalmeccanici. Il segretario generale, Maurizio Landini, lo spiega ai microfoni di RadioArticolo1 (audio). Nelle relazioni industriali “bisogna definire regole democratiche - chiede -, che permettano alle parti di fare accordi e ai lavoratori di decidere su ciò che li riguarda direttamente”.


Per Marcegaglia lo sciopero non serve, il presidente di Confindustria ha detto che “così non si risolvono i problemi”. Landini risponde: “Non facciamo uno sciopero fine a sé stesso, non siamo contenti di proclamarlo perchè chiediamo ai lavoratori di rimetterci lo stipendio. Ma alla Marcegaglia voglio ricordare che la Fiat è uscita dalla sua associazione per non rispettare il contratto nazionale. Noi - prosegue il segretario - scioperiamo per riprenderci il contratto e proporre un nuovo modello di sviluppo, diverso da quello di questi anni e dell’ultimo governo, con cui Confindustria spesso è stata d’accordo. Quindi si prenda la sua parte di responsabilità”.

Landini non ha preferenze per il prossimo presidente di Confindustria - Squinzi o Bombassei -, solo un auspicio: “La smetta di favorire accordi separati, definisca con noi regole condivise in base alla rappresentanza. Insomma, deve fare i conti con ciò che i lavoratori democraticamente chiedono”. Per questo serve una legge sulla rappresentanza.

Il leader della Fiom commenta le vendite del settore auto, in continua discesa. “Fiat non sta facendo investimenti, non produce nuovi modelli e perde quote di mercato - a suo avviso -. Ma il tema non viene affrontato: un governo degno di questo nome dovrebbe convocare il più grande gruppo industriale del paese e chiedere conto dei suoi investimenti”. In caso contrario, il timore è che “si investa sempre più fuori dall’Italia, considerando che a Pomigliano stanno rientrando 2.000 persone (e nessun iscritto alla Fiom), siamo lontani dai 5.000 promessi dalla Fiat”.

A proposito di Fiat, impossibile non tornare sull’accordo separato e sul referendum “ricatto” di Marchionne, che ha escluso la Fiom da Pomigliano. “I referendum si fanno in Fiat solo sotto ricatto - spiega Landini -. Infatti oggi rifiutano di sottoporre al referendum abrogativo l’intesa sostitutiva del contratto nazionale. Hanno firmato 20mila persone, ma ci viene negato”. Quindi a suo avviso “c’è un problema di democrazia che non ha precedenti: secondo la Fiat la Fiom è fuori dagli stabilimenti, siamo alla discriminazione contro i nostri iscritti”.

E nell’accordo ci sono condizioni durissime: “Porta l’orario settimanale da 40 a 43 ore alla settimana, è un’intesa contro l’occupazione e mette in discussione diritti fondamentali come lo sciopero e la malattia. Il governo Berlusconi ha fatto l’articolo 8 della manovra proprio per garantire questo regolamento. Il nuovo governo deve intervenire per cancellarlo. E poi convocare subito un tavolo con la Fiat: chiedere che fine hanno fatto i 20 miliardi di investimento che avevano annunciato”. Oggi un delegato della Fiom come vive la sua azione sindacale nella Fiat? “Sono dei veri e propri eroi - secondo Landini - : non hanno nessun riconoscimento, non ci sono ore di permesso né la bacheca sindacale. Fanno un lavoro di contatto durante pausa mensa, entrata e uscita. Abbiamo dei camper davanti agli stabilimenti. E i nostri delegati, se organizzano iniziative, sono anche vittime di azioni disciplinari”.

Lo sciopero del 9 marzo è l’occasione per confermare il no alla la riforma delle pensioni. “Vogliamo dire che non ci piace - scandisce il segretario -: è contro i giovani, non distingue tra i lavori che si fanno, introduce un sistema di contribuzione che non esiste in Europa. In più non aiuta l’occupazione, perchè portare l’età pensionabile a 70 anni non favorisce certamente l’ingresso all’impiego. Il governo Monti deve cambiare politica economica”. E a breve bisogna tornare a votare: “Le persone non si sentono rappresentate dai tecnici non eletti da nessuno. E’ un problema di democrazia: bisogna scegliere tra programmi diversi, dare un mandato vero al prossimo governo e Parlamento”.

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