Rainbow

di Linda Santilli

L'ultima bacchettata dall'Europa ci è arrivata giusto l'altro giorno per ricordarci che l'Italia è il fanalino di coda del Vecchio Continente anche in tema di discriminazioni sessuali e omofobia. Il grido di allarme, con parole assai nette, lo lancia Ralf-Renè Weingaertner, direttore della sezione Diritti umani e antidiscriminazioni del Consiglio d'Europa, per il quale si impone nel nostro paese più che altrove un cambiamento di rotta...

Le normative, le leggi vigenti, e la mentalità diffusa sono pesantemente omofobe e favoriscono le discriminazioni nei confronti delle persone che hanno un orientamento sessuale differente da quello eterosessuale, viene detto. E' dunque arrivato il tempo di dire basta. Questo il monito rivolto all'attuale governo in carica.

Si suppone che il direttore d'oltralpe abbia cumuli di carte tra le mani a dimostrazione di quanto afferma, dalle prove del dibattito parlamentare di casa nostra riguardo l'estensione dei diritti civili per i soggetti lgbtq, restato lettera morta, alle uccisioni quasi quotidiane di trans che meritano, quando dice bene, giusto un trafiletto di cronaca insulsa sulla stampa, passando attraverso le affermazioni di politici, giornalisti, opinionisti vari, o più banalmente snocciolando le numerose perle di saggezza nostrana delle ultimissime settimane, che messe in fila fanno accapponare la pelle a qualsiasi persona che abbia un tasso minimamente evoluto di civiltà. Senza grandi sforzi di memoria, bastano le recenti dichiarazioni di Carlo Giovanardi sul fastidio che dice di provare di fronte a due donne che si baciano in pubblico, oppure lo sfottò caricaturale sui gay andato in mondovisione direttamente dal palco di Sanremo grazie alla coppia Biggio-Mandelli, oppure l'ultima battutaccia di Lucia Annunziata ospite della trasmissione di Santoro la quale, senza fare una piega, ha affermato orgogliosa il suo sostegno indiscriminato a Celentano "anche se avesse detto che i gay vanno mandati nei campi di sterminio" (come se migliaia di gay, lesbiche e trans in quell'orrore nazista non fossero stati cremati in quanto razza considerata inferiore!). E poi ancora il conduttore Alfonso Signorini che su Radio Montecarlo ironizza a proposito del danzatore Bolle chiamandolo per nome, e cioè "Roberta", ridendo soddisfatto della battuta e suscitando imbarazzo in studio. E poi ancora di questo passo, perle di volgarità senza sosta.

"Trattasi di paradossi e scherzetti innocenti", secondo i citati comunicatori, "senza alcuna intenzionalità discriminante". Eppure noi sappiamo che la discriminazione prima ancora di essere normativa nasce sulla base di stereotipi radicati, modelli culturali che sono riproduttivi di dispositivi di pensiero determinati, su cui prolifera la legittimazione dell'odio, dei comportamenti più violenti, anche all'uccisione dell'ultimo trans, quella avvenuta ieri, per mano di un uomo.

Non si tratta quindi di scivoloni di cattivo gusto. Non va bene nemmeno definirli tali. Bisogna dire basta al brodo di cultura omofoba e patriarcale che passa indisturbata. E non lasciare che a dirlo siano solo le associazioni lbgtq, ma che innanzitutto la politica sappia assumersi le proprie responsabilità fino in fondo.

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