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di Andrea Satta

Io sto con i No-Tav. Non si può rimproverare alla nostra generazione di non avere sogni, di non saper volare, di non avere un pensiero e poi imprigionarla nella condanna e confinarla nella irresponsabilità.

Io sto con i No-Tav perché lì ci sono andato, ci ho suonato, ho visto i prati, i torrenti, gli sguardi, l’amore per le radici. Mi hanno spiegato cosa succederà con la Tav, la fine che faranno le acque e le infiltrazioni e poi la terra che è un valore assoluto e appartiene a chi la ama di più. Io sto con i No- Tav perché quello è il mondo del «chilometro zero», del riparare meglio che comprare ancora, della bicicletta che è libertà e attesa, del no al profitto ad ogni costo, del «No oil», dell’Italia che ripudia la guerra, della memoria delle fatiche dei nostri padri immigrati, che non corre dietro alla griffe, che non discrimina in base al censo, al sesso, alla razza, alla religione, che magari Dio esiste, ma se per caso non c’è, ha un’ idea del mondo intima e profonda. In chi ha simpatia per il movimento No-Tav, in chi lo ha a cuore, questi sono i valori diffusi. Se si vuole parlare alla gente di questa generazione bisogna cogliere il segno custodito dentro le bandiere biancherosseenere che protessero me e Staino in una notte gelata sul Mont Ventoux.
C’è chi fa il pane in casa e ci trova dentro un sapore nuovo, c’è chi cura gli orti urbani come fosse un regalo raro, felice di far crescere una zucchina un po’ alla volta all’interno del perimetro della tangenziale, c’è chi va al lavoro pedalando e sottoscrive l’appello «salviamo i ciclisti», c’è chi vuole sottrarre ai salotti che si sono spartiti tutto il potere, la gestione della cultura (e ci si batte certo al Teatro Valle e al Cinema Palazzo, ma vi assicuro in tante altre situazioni meno visibili), c’è chi non aspetta il programma fico di Rai Tre per indignarsi e capire che c’è da cambiare, c’è chi sostiene un’occupazione al giorno e fa qualcosa per questo e scende in piazza anche se alla fine non c’è un grande concerto pop.
C’è chi ha preso la bici anche nei giorni della neve e ogni mattina rischia che un camion lo agganci per l’altro mondo, c’è chi vede nei vecchi e nei bambini qualcosa di più della tenerezza da Mulino Bianco e non confonde la pietà e la solidarietà con il diritto e la giustizia. C’è chi si nega alla nostalgia e alla retorica perché ha il mondo davanti agli occhi nella sua meraviglia e pretende il futuro. C’è chi non segue una morale, ma custodisce un’etica o almeno ci prova. C’è chi crede che in Italia non bisogna dare spazio al cemento, mai più. C’è chi non ama le banche, né la velocità e neppure il lusso. Non vi sembra bello?

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