di Marco Sferini

Si chiude dunque un anno tormentato dalle peggiori politiche antisociali che si siano viste in questi ultimi decenni. Un anno che è stato mostrato come il lavacro purificatore dalla crisi economica che ha investito anche l’Italia e che, senza il salvifico intervento del governo di Mario Monti, sarebbe divenuta un blob che avrebbe ingoiato tutto e tutti. Ancora una volta si è ricorso al terrorismo come elemento di elevazione della paura della gente comune per il proprio futuro in una necessaria speranza affidata ai proconsoli della Banca Centrale Europea e del mercato internazionale. Il governo Monti ha cancellato quello che rimaneva degli ultimi diritti dei lavoratori, a partire dall’articolo 18 sulla giusta

causa in merito ai licenziamenti; ha preventivato anche per lo Stivale la mannaia del fiscal compact imposto dall’Unione Europea; ha distrutto il sistema pensionistico e ha aumentato l’Iva, spacciado spudoratamente questa ultima misura come equa poichè distribuita su tutta la popolazione.
Diceva Don Lorenzo Milani, prima ancora di noi comunisti, che “fare parti uguali fra diseguali” è la cosa più ingiusta che possa esservi. Quanto peserà l’aumento dell’Iva sulle tasche di un lavoratore e, parimenti, su quelle di un padrone? Basta questo per dimostrare che il governo Monti ha seguito la linea che doveva seguire, per la quale è stato incaricato di sedere a palazzo Chigi e per il quale oggi, con una manovra di rimescolamento delle carte nel centro liberale e cattolico, con tutta la benedizione vaticana, punta alla competizione elettorale in arrivo velocemente a febbraio.
La “salita in politica” dell’attuale dimissionario presidente del Consiglio ha giustamente impensierito quel centrosinistra bersaniano che, dopo le primarie di novembre, pensava di avere la vittoria in tasca e ha anche ridimensionato (e molto) il ruolo di disperazione politica di Silvio Berlusconi che, nonostante le comparsate in televisione su mille canali, non può fare a meno che tentare ancora una volta la trita e ritrita sinfonia del pericolo della sinistra, dei comunisti e attribuirsi ovviamente qualche complotto ai propri danni. Fare del vittimismo colpisce l’immaginario sedimentato in una abitudinarietà logorante in questi ultimi vent’anni di vita sociale e politica del Paese.
La vera rivoluzione per questo arco di forze che hanno sostenuto Monti in questo 2012, è proprio Mario Monti. Bersani e Berlusconi sembrano gabbati dal santo questa volta. Pensavano forse di poterlo utilizzare come ministro in un governo (certamente questo progetto era stato studiato in casa PD), ma il professore bocconiano ha battuto tutti sul tempo e, dopo qualche tentennamento, ha scelto: non corre di persona, fa il capo della coalizione “Agenda Monti per l’Italia” (così battezzata provvisoriamente) e nei sondaggi viene accreditato d’un colpo al 20% dei consensi.
Non male per il portavoce degli interessi della borghesia italiana rappresentati da Luca Cordero di Montezemolo, da alcuni ministri che lo seguiranno nell’avventura elettorale e, certamente, vale la salvezza, per quelle forze come l’UdC di Casini e FLI di Fini che altrimenti avrebbero conseguito un risultato non così importante se non inserito in un più ampio contesto di forze liberiste e centriste.
Anche il Vaticano ha abbandonato sia centrodestra di vecchio modello e centrosinistra bersaniano. Oltre Tevere hanno scelto: Monti, sempre Monti, fortissimamente Monti. Insomma, schierata la Chiesa cattolica è come avere metà della vittoria già in tasca.
In questo scenario confuso ma che comincia comunque a delinearsi, è evidente che il centrosinistra di Bersani non farà opposizione: punta a vincere, ma difficilmente potrà riuscirci. E allora, dopo il voto di febbraio, con tutta probabilità accadrà che PD e Agenda Monti si parleranno e verranno ad un accordo per il governo del Paese: il tutto in perfetta continuità con le politiche cui abbiamo assistito in questo ultimo anno che si chiude in queste ore.
E a sinistra? La lista lanciata da Antonio Ingroia, “Rivoluzione Civile”, sta prendendo corpo: Italia dei Valori, Rifondazione Comunista, Verdi, Comunisti Italiani, Movimento arancione di de Magistris. Tutti insieme per rappresentare una alternativa tanto a questo schieramento liberista e montiano quanto al classico centrodestra dai tratti ora demagogici, ora populisti.
Rivoluzione Civile rappresenta un luogo della politica che rifiuta qualunque compromesso con l’agenda Monti, che si schiera tanto contro la TAV quanto contro il fiscal compact. Potremmo definirla una lista anti-liberista, visto che ci troviamo intorno a forze politiche che del liberismo più o meno moderato fanno il loro asse portante.
Rivoluzione Civile entrerà in Parlamento perché deve rappresentare la sinistra unita tra comunisti, ecologisti, società civile diffusa, comitati, associazioni no-profit, movimenti che sui territori si battono contro le speculazioni, le mafie e tutto quello che corrode il tessuto democratico e costituzionale.
Penso che possiamo dire di farne parte davvero con grande dignità, orgoglio e passione. Di sicuro, siamo tornati ad essere “diversi”. Diversi da tutte le altre forze politiche, perché non accettiamo il punto di vista del mercato su tutto ciò che ci viene avanti mostrato e proposto.
Lasciamo al centrosinistra e al centrodestra di baloccarsi col montismo, a Monti di svolgere il suo ruolo di classe, a Grillo di urlare alla luna e di provare sedurre la gente con le battute xenofobe sui migranti, portandosi ai livelli della Lega del fu leader Umberto Bossi.
Rivoluzione Civile ha come simbolo il “Quarto Stato” di Pelizza da Volpedo: quel proletariato che cammina, avanza nella sua marcia di conquista dei diritti sociali e civili. C’è posto accanto a tutti noi: uniamoci, unitevi all’impresa, alla lotta. Di cammino ce n’è parecchio da fare.

da la Sinistra quotidiana.it

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