di Lea Melandri
È tornata Miss Italia e quest’anno con costume intero e tante iniziative di “solidarietà e sociali”, misure che la dicono lunga sul moralismo necessario per coprire le ragioni essenzialmente economiche del concorso e l’uso spregiudicato di una logora concezione sessista della donna, fatta propria purtroppo anche da chi l’ha subìta storicamente. È vero, come ha detto Patrizia Mirigliani in risposta a chi aveva mosso accuse di “razzismo”, che le donne oggi «non si fanno trattare come oggetti».
Ma secoli di asservimento materiale culturale a un modello dato lasciano il segno, soprattutto se non solo di schiavitù si è trattato, ma della possibilità di usare a proprio vantaggio attitudini, identità, ruoli creati dal desiderio e dall’autorità del dominatore.