di Loris Campetti
Si lavora per vivere, e per lavorare si è disposti a tutto, anche a morire. A rinchiudersi in un pozzo minerario nero come il carbone e profondo quasi 400 metri con altrettanti chili di esplosivo, minacciando di farsi saltare in aria. E se non basta ci si può persino tagliare le vene ai polsi, come ha fatto ieri un minatore sardo. Siccome le lotte operaie non fanno più notizia si è costretti a spettacolarizzarle, a costo dell'autolesionismo. Persino l'occupazione di un'isola da parte dei cassintegrati aveva smesso di far notizia dopo un anno.