di Gaetano Azzariti
È tempo di primarie. Sembra proprio che i partiti esangui della sinistra abbiano trovato una formula magica per superare d'emblée la crisi d'identità nel quale versa l'intero sistema politico. In fondo la soluzione di tutti i problemi è apparsa la più semplice: chiamare a raccolta il popolo della sinistra. E questo ha risposto in massa.
Inebriati dal buon risultato, le primarie nel campo progressista stanno diventando la regola aurea per la selezione del ceto politico. È bene che sia così? Saranno queste a salvare i partiti e quanto resta della sinistra? Forse è opportuna qualche riflessione di sistema che guardi oltre al successo del contingente.
Cominciamo con il dire, allora, che le primarie sono state per la sinistra una scelta obbligata. "Non potevano non farsi", vista l'incapacità delle forze politiche di dare soluzione ai conflitti interni, in particolare tra Renzi e Bersani, ma, più in generale, tra le diverse anime che coesistono senza integrarsi all'interno del Pd.