di Antonello Sotgia
Ostia. La lunga striscia di asfalto che corre parallela al mare, simile più che a un boulevard ad una trincea che, ad est, s’inspessisce con un alto bordo edilizio e, ad ovest, con quell’altrettanto invasivo bordo di manufatti e attrezzature balneari che murano mare e quel che resta della spiaggia. Nader e Stefano devono scavalcare una recinzione, arrampicarsi su di un tetto di una cabina e finalmente gettare uno sguardo lontano verso l’orizzonte d’acqua. Non lo possono fare dalla strada. Da qui il mare, anche se vicinissimo, non si vede.
Guardano il mare, ma per non più di un attimo, condannati come sono a interessarsi solo a quello che in quel medesimo momento possono vedere e toccare.