di Ritanna Armeni
Non è un atteggiamento estremista e tantomeno un capriccio quello che ha spinto Susanna Camusso, segretaria del più grande sindacato italiano, a non firmare l’accordo sulla produttività. E quell’accordo oggi non è solo privo della firma di “un sindacato”, come dicono tutti i giornali e i telegiornali, dando di fatto alla Cgil che dice no un ruolo residuale. Quel rifiuto –è bene non dimenticarlo –è della maggiore confederazione, che, osservando la sua storia, non si può certo accusare di sovversivismo. È un no che pesa. Susanna Camusso aveva ed ha le sue buone ragioni per rifiutare le proposte e l’ideologia ad esse sottesa, nonché le bugie e le mistificazioni che di esso sono cresciute intorno a quell ’intesa.
Gli aumenti salariali – questo dice la vulgata del governo e dei mass media – devono andare a quei lavoratori che producono di più, quindi devono essere spostati nella contrattazione azienda per azienda.