di Antonio Sciotto
Per il sindacato guidato da Landini l'azienda e i firmatari del contratto sono pronti ad accettare tagli e salari individuali.
Le rassicurazioni di Sergio Marchionne da Detroit, l'acqua sul fuoco gettata da Cisl e Uil sono serviti a poco: alla Fiat la tensione è sempre più vicina ai livelli di guardia, e dall'annuncio della cassa integrazione a Melfi è stato un precipitare di paure e domande: che fine faranno gli stabilimenti italiani? Non è che la cassa verrà utilizzata per licenziare? Il sospetto, pressante, è stato messo ieri nero su bianco da Michele De Palma, responsabile Fiom per l'auto, che in una nota molto articolata ha dato corpo ai timori delle tute blu: «Il nuovo piano Fabbrica Italia prevede licenziamenti e cancellazione dei minimi», spiega il responsabile Fiom, «con l'accettazione di Fim, Uilm, Fismic e Uglm».