di Daniela Preziosi
«Dateci un voto meravigliosamente inutile, sono visceralmente stufo di vivere nella società dell'utilitarismo. E poi, a chi chiede un voto utile, risponderei: utile a chi? A cosa?». L'aggettivazione, la prosa, il ritmo sono inconfondibili. È il 5 aprile 2008, Nichi Vendola, presidente della Puglia al primo mandato, chiede un voto per l'Arcobaleno, «la fabbrica della speranza» nel frattempo cannoneggiata dagli appelli al «voto utile» di Walter Veltroni e compagni democratici. Andò come andò, la sinistra e la speranza finirono - temporaneamente, ci auguriamo - asfaltate. L'appello al voto utile, disinvoltamente utilizzato a destra e a sinistra, si laureò come arma letale sull'elettore atterrito dai crolli del governo e dalla frammentazione dei partiti.