da Pubblico
La sentenza della Corte Costituzionale che ha accolto il ricorso del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, «rappresenta un brusco arretramento rispetto al principio di uguaglianza e all’equilibrio fra i poteri dello Stato».
L’ex procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia, dal Guatemala, in due interviste a ‘Repubblica’ e al ‘Corriere della Sera’, si dice «profondamente amareggiato» e accusa: «Le ragioni della politica hanno prevalso su quelle del diritto».
E ancora: «Per ragioni politiche prima ancora che giuridiche non c’era altra via d’uscita che dare ragione al presidente della Repubblica».
Per Ingroia «la scelta del presidente della Repubblica di sollevare il conflitto di attribuzioni è stata dannosa per l’immagine delle istituzioni italiane nel suo complesso».
E insiste: «Ma io non voglio essere visto come un pm sovversivo. Io e i miei colleghi della procura di Palermo vogliamo essere ricordati come quelli che hanno tenuto la schiena dritta per accertare la verità sulla stagione delle stragi».
Ingroia non ha dubbi: «Il comunicato emesso dà la sensazione di una sentenza che risente anche del condizionamento del clima politico. Del resto non penso che esistano sentenze che non risentono del clima generale che si respira in un Paese».
E osserva: «Forse abbiamo sbagliato a sottovalutare l’impatto mediatico delle strumentalizzazioni, ci siamo preoccupati piu’ di mantenere la segretezza che degli attacchi che sarebbero arrivati al nostro ufficio».