grillosalutodi Alessandro Fatigati
In una lunga riflessione apparsa nel luglio scorso su l'Unità, Mario Tronti -poi ripreso con accenti diversi da Nichi Vendola e Michele Prospero- teorizzava il superamento delle “due sinistre” come condizione data e insuperabile del panorama politico italiano; un nuovo incontro dopo la diaspora dell'89 capace di sintetizzare la “radicalizzazione movimentista no global – new global” e la “terza via – Neue Mittel” di ispirazione Blairiana. Un “Balzo di tigre” costituente per il Paese, quale termine logico dell'esperienza del governo tecnico. A distanza di pochi mesi quell'analisi pare quanto mai priva di qualsiasi riscontro con la realtà, smentita senza appello da una crisi economica che in Europa come in Italia condiziona il dibattito politico - palesando il rapporto consequenziale fra strutture economiche e sovrastrutture sociali - tanto da riproporre schemi che non solo non superano la situazione del dopo-Berlino, ma che assumono i tratti di quanto già pienamente espresso nel novecento.

Da un lato due destre (l'una pesantemente autoritaria, l'altra espressione del mondo cattolico e in epoca moderna del lobbismo finanziario) dall'altro due sinistre, l'una riformista, l'altra antisistemica e trasformatrice (rispetto a queste ultime in particolare, se é vero che in un celebre saggio Norberto Bobbio evidenzi il concetto di “uguaglianza” per discernere “destra” e “sinistra”, é altrettanto vero che una “sinistra” disposta a trovare una sintesi organica con i diktat delle istituzioni finanziarie, lasci ad altri la questione dell'uguaglianza sostanziale propriamente intesa, anche solo come obbiettivo strategico).

In questo scenario -che tutto fa, fuorché saldare i conti col novecento- il sedimento culturale delle due “destre” (non necessariamente collocabili in un solo schieramento, ma radicate culturalmente nella società e frutto maturo della crisi) torna a prendere vigore in modo allarmante. Neanche questa teoria é nuova -in un saggio del '96 Marco Revelli provò a sintetizzarla, finendo ingloriosamente per identificare Prodi quale esponente di una delle due destre- ma non poteva che palesarsi in una congiuntura storica segnata da una profonda crisi economica.

La destra più evidente sotto il profilo culturale é senz'altro quella riconducibile alla tradizione europeista del Partito Popolare, ultraliberista in campo economico, quanto conservatrice sul piano dei diritti, trasversale in Italia alla coalizione Monti, a parti significative del PDL e a pezzi del Partito Democratico. Un blocco sociale coeso della grande imprenditoria industriale e finanziaria, nonché sponda preferenziale degli affari terreni del Vaticano, che nell'ultimo anno e mezzo ha cercato di commissariare tout court (riuscendovi parzialmente) il centrodestra italiano.

Esiste poi una destra meno organica dal punto di vista politico, ma ancor più trasversale, numericamente e culturalmente più preoccupante della prima. Un sentimento comune nazionalista, eversivo rispetto alle istituzioni, che oggi ritrova linfa nel vecchio ideale dell'autoritarismo capace di mettere nel cassetto i corpi intermedi della società. Una nuova, irriverente idea di “nuovo” come nella migliore tradizione futurista, dalla quale i fascismi trassero un primo indirizzo.

Non é un caso che l'ultimo Berlusconi interpreti scaltramente la sceneggiatura del buon padre di famiglia pronto a difendere il proprio Paese dall'ingerenza della Germania, così come non é casuale la nuova sintesi del centrodestra su basi autarchiche e razziste, che in Lazio esprime la candidatura di Storace, e in Lombardia quella di Maroni.

Ma non é un caso neanche che la rabbia disorganica di un Paese orfano dei grandi partiti di massa trovi sfogo nelle parole di Grillo, prima vicino ai temi sociali cari alla sinistra, poi ecumenico rispetto a tutte le sensibilità politiche, e infine feroce nell'attacco alle organizzazioni sindacali in nome di un non meglio specificato “potere al popolo” -un popolo tutto italiano, sia chiaro, perché gli immigrati vanno “schedati come negli Stati Uniti”.

Non é un caso che lo svuotamento dei contenitori stia portando con tanto inconsapevole entusiasmo (il qualunquismo simpatizza col fascismo) e tanta rapidità alla distruzione dei contenitori stessi, e all'affermazione sempre più marcata dell'uomo solo al potere.

“L'Italia é stata fascista, non bisogna dimenticarlo. Tornate a vedere quel bel film di Ettore Scola una giornata particolare con Sophia Loren e Marcello Mastroianni, dove si vede che tutto il palazzo si svuota per partecipare al sabato fascista. Il fascismo aveva consenso, non solo carceri. [...]. L'Italia ha inventato il fascismo e il fascismo ha governato la società, non solo le istituzioni.”

 …ma questo non significa che un giorno l'Italia non sarà in grado di volare, liberandosi del suo peso morto.

da fanpage.it

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