Al Vinitaly di Verona, la Santanchè si lancia in un’analisi sulla scuola italiana, dimostrando di non conoscerne né la storia, né la condizione attuale. Criticando quella che considera l’errore della “sinistra”, che avrebbe distrutto “l’istituto tecnico”, mostra di colpire il bersaglio sbagliato. Dimentica che l’alternanza scuola-lavoro è stata introdotta anche nei licei dal governo Renzi, allora segretario del PD, dimentica, ma forse finge di non sapere, che Confindustria ha ispirato le politiche sulla Scuola di centro-destra e centro-sinistra, a partire da quella valutazione centrata sulle “competenze” creata con il carrozzone dell’INVALSI, che sta gradualmente trasformando l’istruzione come acquisizione dii conoscenze separate le une dalle altre. Questo sistema di valutazione, già entrato nelle proposte ai tempi dell’autonomia scolastica di Luigi Berlinguer e poi da lui creato nel 1999, si rapporta alla conoscenza proprio per come la concepisce la Santanchè, senza una visione complessiva, che dovrebbe costituire l’impianto di ogni indirizzo scolastico. “Mettere al centro le scuole tecniche” come avrebbe intenzione questo governo, secondo Santanchè, senza una riforma organica della scuola superiore, a partire dall’ elevamento dell’obbligo scolastico a 18 anni, significa avere una visione arretrata dell’innovazione tecnologica, ormai talmente dinamica, a cui solo intelligenze complesse e quindi con visioni complessive possono adattarsi. La ministra Santanchè, come il ministro Lollobrigida, ha espresso la visione classista e reazionaria di questo governo e soprattutto la mancanza di progettualità di una classe dirigente che condanna i giovani a un futuro di bassi salari e precarietà. Siamo il paese con meno laureati in Europa e ci tocca sentire ministri che non sono in grado di indicare alcuna prospettiva alle nuove generazioni e al paese.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Loredana Fraleone, responsabile scuola del Partito della Rifondazione Comunista