di Roberta Avellone
Ogni click su un sito internet scatena il passaggio di migliaia di informazioni, decine di dati transitano nella rete e riguardano tutti noi: nome, email, posizione geografica, account di social-network come Facebook o Twitter. E questi nostri dati vengono gestiti dalle piattaforme informatiche nei modi più curiosi.
Scoprire in anticipo che uso sarà fatto dei nostri dati è impossibile, a meno che non si abbia un’ampia conoscenza informatica. Per evitare possibili abusi, da oggi, opera Lubenda, la neonata startup tutta italiana che sarà capace di indicare con una semplice cliccata tutti gli usi che un sito internet fa dei nostri dati.
La tutela della privacy online è un argomento quantomai attuale, e lo dimostra tutto lo scalpore suscitato dal caso Google, dopo che l’Unione ha detto “basta”, e le innumerevoli polemiche legate a Facebook, tanto per dirne una.
In effetti, i siti sono obbligati a fornire una normativa della privacy e devono indicare quale usano faranno dei dati personali degli utenti, ma si tratta di interminabili testi che molto spesso vengono ignorati, barrando la casella “Accetto” e in questo modo colui che naviga in Internet perde ogni possibile controllo sui propri dati. Tra l’altro, coloro che si improvvisano avvocati e provano a dare un senso a queste normative difficilmente riescono nello scopo.
E per questo nasce Lubenda, che si avvale di un team legale costantemente attivo per controllare eventuali modifiche delle politiche per la privacy in seno ai singoli siti.
Inoltre, il sito è semplice da usare: bastano pochi click per comprendere in che modo sono usati i nostri dati, dai “mi piace” di Facebook alle ricerche su Google.
Ed il documento finale viene redatto in due versioni, quella legale e quella semplificata per l’utente.
da articolotre.com