di Ezio Locatelli* -

Partecipiamo con profondo cordoglio al lutto che ha colpito tutta la comunità della Valsusa per la scomparsa di Alberto Perino, storico leader del Movimento Notav. Perino è stato una figura simbolo, di grande presa popolare che come poche altre ha incarnato la lotta contro la costruzione della linea di Alta velocità Torino-Lione. Una lotta improntata alle pratiche della mobilitazione di massa, della disobbedienza civile, all’allargamento delle forme di democrazia dal basso. Oltre che riferimento di una intera comunità, una comunità di popolo che si è formata nella lotta, la popolarità di Perino è stata tale da travalicare la dimensione locale per assumere una rilevanza nazionale e internazionale.

La lotta No Tav contro la realizzazione di una mega opera dispendiosa, inutile e distruttiva ci ha visto fianco a fianco in tante occasioni di mobilitazione che ci sono state in Valsusa e a Torino. Potevamo pensarla diversamente dal punto di vista politico ma non dal punto di vista della condivisione degli obiettivi, dell’alterità al sistema dominante. L’ultima volta che ci siamo visti e salutati è stato a Bussoleno, in occasione del commiato a Silvano Giai. Credo che quella, dopo tante assemblee, manifestazioni, iniziative sia stata una delle sue ultime uscite pubbliche. Perino ha combattuto fino in fondo la battaglia non solo per difendere la sua Valle, ma una battaglia per la pace, l’ambiente, la giustizia, per un mondo migliore senza guerre. Una battaglia pacifica e pacifista – Perino amava richiamarsi al suo spirito gandhiano – portata avanti in forme radicali senza timore alcuno della repressione che ha saputo parlare a tutto il Paese.

Oggi tutta Rifondazione Comunista rende omaggio a te Alberto. Forte è il senso di gratitudine per quanto hai fatto in questi anni. Il tuo lascito di costruzione di una potenza democratica e partecipata – il movimento No Tav – non sigla la conclusione di una esperienza di vita ma rappresenta un contributo prezioso per un nuovo punto di partenza. “A sarà dura”. La lotta per un mondo a misura d’uomo e di ambiente più che mai andrà avanti anche in tuo nome.

*segreteria nazionale e
segretario Circolo Prc-Se Bussoleno

Car@ compagn@
il 5 ottobre, come Rifondazione Comunista, saremo in piazza a Roma alla manifestazione indetta da associazioni varie per dire No al genocidio a Gaza, all’escalation in Libano, ai crimini di guerra perpetrati in Medio Oriente da Israele. Genocidio e crimini perpetrati con l’intollerabile copertura e complicità delle maggiori potenze occidentali nonostante la ferma condanna da parte di organismi internazionali come la Corte Internazionale di Giustizia, il Tribunale Penale Internazionale, l’Assemblea della Nazioni Unite. Saremo in piazza per dire No alle politiche di riarmo e di guerra fomentate dalla Nato.
 
Saremo in piazza disobbedendo al divieto imposto dal Governo e dalla Questura allo svolgimento della manifestazione stessa. Un divieto arbitrario che lede un diritto costituzionale fondamentale, intangibile, il diritto a manifestare liberamente e pacificamente.
Contro gli orrori di un genocidio e di una guerra che si allarga a macchia d’olio nessuno può permettersi di stare alla finestra, di rimanere a guardare. Saremo in piazza in solidarietà con il popolo palestinese, per l’immediato cessate il fuoco e il ritiro dai territori occupati, per il riconoscimento del diritto di tutti i popoli a vivere in pace sulla propria terra. Saremo in piazza a manifestare liberamente e pacificamente.
 
Il ritrovo è alle ore 14.00 a Piramide (Piazzale Ostiense, raggiungibile con Metro B da Termini, direzione Laurentina, fermata Piramide).  Le/i compagn@ di Rifondazione Comunista sono pregat@ di non disperdersi lungo il corteo ma di concentrarsi nello spezzone del Partito. Portiamo bandiere, cartelli e striscioni. Partecipiamo numerosi/e.
 
Ezio Locatelli, segreteria nazionale
Responsabile nazionale Organizzazione Prc-Se

di Ezio Locatelli* -

Quello che si preannuncia in Valsusa è un autunno caldo e di lotta. Dai primi di ottobre dovrebbero entrare nel vivo le procedure di espropriazione e di sgombero dei terreni che centinaia di aderenti al Movimento No Tav hanno comprato per cercare di rallentare o interdire lo scempio del territorio conseguentemente ai lavori di realizzazione dell’Alta Velocità in alta valle. Lavori di scavo, movimenti terra, cementificazione, devastazione ambientale che vengono portati avanti a prescindere nel completo disinteresse e disprezzo per le pesanti ricadute ambientali, lo sperpero di denaro pubblico.

Tra i tantissimi studi che contestano l’utilità dell’opera, costi decisamente superiori ai benefici, assenza di una domanda di traffico corrispondente, vale la pena ricordare due rapporti ufficiali. Il primo è quello del 2018 dell’Osservatorio per l’asse ferroviario Torino-Lione istituito dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri che parla di numeri e previsioni sbagliati. Il secondo è quello del 2023 del Conseil d’orientation des infrastructures, l’organo francese che valuta le opere pubbliche. In questo secondo caso si consiglia di puntare sull’ammodernamento della linea esistente Digione-Modane piuttosto che sulla realizzazione della linea di Alta Velocità Torino Lione dato la manifesta insensatezza dell’opera. Rapporti vergognosamente ignorati in sede governativa.

Soltanto logiche speculative, affaristiche possono ancora giustificare la realizzazione di un’opera faraonica, inutile che tra le altre distruzioni comporta lo scavo di un tunnel di 57,5 chilometri sotto il Moncenisio. Un tunnel a doppia canna che quindi comporta complessivamente l’escavazione di 115 chilometri di montagna. Logiche insensate, dissipative che hanno trovato da sempre sponda in tutte le consorterie politiche di destra e di centrosinistra. Consorterie al servizio dell’affarismo più bieco che non hanno trovato di meglio che fare la guerra al movimento No tav e alle comunità locali a suon di denuncie, fogli di via, arresti, repressione, militarizzazione del territorio. Una guerra al dissenso in piena regola che non ha impedito che la Valsusa diventasse in decenni di lotta un laboratorio di protagonismo sociale, di cultura, di movimento di massa. Anzi, l’opposizione al Tav in tutti questi anni è diventata un punto di riferimento su scala nazionale per i movimenti di contestazione di uno sviluppo orientato al profitto che sta divorando ambiente, diritti, democrazia, senso di comunità.

Di fatto ad oggi, al di là delle scempiaggini e distruzioni varie, non è stato scavato ancora un centimetro del tunnel ferroviario. Gli unici scavi sono quelli cosiddetti geognostici o propedeutici a dimostrazione di lavori che vanno al rallentatore, si prolungano, in maniera tale da estorcere la maggiore quantità di denaro pubblico. Questo saccheggio va fermato, non certo per luddismo, contrarietà al progresso. Lo scempio va fermato in opposizione allo spreco scandaloso e inaccettabile di risorse, in difesa dell’ambiente, della salute delle persone, della possibilità di uno sviluppo qualitativo di un territorio. Ci sarà ancora molto da resistere, da lottare ma la consapevolezza diffusa di poter vincere sospinge in avanti un movimento che già nelle prossime settimane avrà modo di rinnovare il suo impegno oppositivo ad una delle opere più stupide e assurde che siano state mai concepite. Un movimento cui prendere parte appieno perché parla del futuro da costruire, della necessità di un'alternativa di società, del bisogno per questo, ovunque, di una grande ventata di conflitti e opposizione.

*segretario del Circolo di Bussoleno, segreteria nazionale Prc-Se

da www.lavoroesalute.org

di Ezio Locatelli* -

E’ stata una scelta politica ancor prima che rievocativa quella di dedicare la tessera del 2024 di Rifondazione Comunista a Lenin, a cent’anni dalla sua morte. Una scelta, volta a richiamare i molti motivi di attualità di un grande pensatore rivoluzionario e dirigente comunista il cui nome è indissolubilmente legato alla Rivoluzione d’Ottobre, l’uomo che ha segnato profondamente la storia del movimento operaio e socialista internazionale e della lotta di emancipazione di interi popoli oppressi. Innanzitutto l’impegno contro la guerra, il richiamo ad alcune parole d’ordine che tengono insieme la lotta per la pace con la lotta per la giustizia sociale, contro ogni forma di sfruttamento.

“I socialisti – dice Lenin – hanno sempre condannato le guerre fra i popoli come cosa barbara e bestiale. Ma il nostro atteggiamento di fronte alla guerra è fondamentalmente diverso da quello dei pacifisti borghesi (fautori e predicatori della pace) e degli anarchici”. Da essi “ci distinguiamo in quanto comprendiamo l’inevitabile legame delle guerre con la lotta delle classi all’interno di ogni paese...”.

Si tratta di una indicazione fondamentale. Senza accortezza per questo legame, con la sola retorica della pace, con la riduzione della politica a <gioco> politico, non c’è possibilità alcuna di distruggere la cultura dominante della guerra. Bisogna che esista una capacità di lotta, un’attivazione di forze conflittuali, di soggetti concreti capaci di modificare i rapporti di forza. Bisogna che cresca il protagonismo, il peso di larghe masse lavoratrici e popolari. Cosa possibile, oltre che necessaria, a condizione di stringere i temi della pace a quelli della lotta allo sfruttamento, alla povertà salariale, al carovita, alla cancellazione di fondamentali diritti sociali, detto in una parola alla lotta per la giustizia sociale. A condizione di dare risposte a milioni di persone che devono combattere quotidianamente per la propria sopravvivenza materiale.

La tessera di quest’anno a Rifondazione Comunista è anche l’occasione per riscoprire, dal punto di vista pratico, l’enorme lascito di elaborazione e di azione politica di Lenin. Lukas definisce Lenin “un teorico della prassi” per porre in rilievo la sua capacità di combinare conoscenza, levatura teorica, azione pratica. La sua capacità di non perdere il filo conduttore di tutti i problemi quotidiani, politici ed economici, teorici e pratici, di agitazione e di organizzazione che egli riconduce all’attualità della rivoluzione proletaria.

La pace stessa implica un processo rivoluzionario, la rimessa in discussione delle radici del sistema di guerra e sfruttamento. Nella miseria della politica di oggi si sono perse le tracce dell’idea di rivoluzione, di lotta di liberazione delle classi subalterne. Si badi bene, un'idea della rivoluzione che non significa che la stessa possa realizzarsi in qualsiasi momento, a prescindere da condizioni sociali <favorevoli>, dal movimento reale, ma idea di rivoluzione che diventa unità di misura per ogni scelta politica immediata. Il che, sia detto, porta Lenin oltre che a essere fermo critico di ogni forma di dogmatismo e estremismo a essere strenuo oppositore dell’opportunismo interno ed esterno al proprio partito, a quello della maggioranza della socialdemocrazia europea che vivacchia alla giornata nelle pieghe del sistema capitalistico.

Il compito del partito, per Lenin, è quello di agire sul piano organizzativo come fattore costitutivo di rapporti di forza, generatore di iniziative, organizzatore del conflitto sociale, dell’antagonismo di classe stando in stretto rapporto con le lotte e le sofferenze delle masse. Trasformare il socialismo in una forza significa questo, adempiere al compito di partito operante che impara dalla lotta e dai metodi di lotta delle masse, che promuove esperienze di radicalità democratica, di potere popolare, di autorganizzazione sociale.

Una concezione del partito e della democrazia imperniata su un'idea della centralità delle masse e della trasformazione sociale distante anni luce da quelle attualmente in voga. Distante dalla maschera democratica dell’oligarchia, distante dai partiti elitari, di opinione, isomorfi, varianti della stessa cosa, che anche a sinistra hanno oscurato ogni rapporto strutturale tra azione, classe e sistema politico. Partiti che non vanno oltre i siparietti montati e animati in maniera artefatta intorno al leader di turno, partiti che hanno ridotto i loro membri a una platea libera di sperticarsi tra l’applauso o il mugugno ma senza possibilità di partecipazione. Come ci ricordano i giovani comunisti con lo slogan che hanno scelto per loro tessera di quest’anno:“i popoli scrivono la loro storia”.

Ben sappiamo che i tempi storici e sociali vissuti cent’anni fa sono alquanto diversi da quelli attuali ma questo nulla toglie all’importanza, all'utilità di un pensiero e di una esperienza rivoluzionaria fondata di cui dobbiamo riappropriarci. Facciamolo di contro ai tentativi di manomissione, ai pregiudizi, ai luoghi comuni il cui unico intento è cancellare una storia, un'idea di futuro contro ogni forma di sfruttamento e di guerra.

Riscopriamo questa idea radicale di futuro con le parole di Lenin in “Che fare?“: “Se l’uomo fosse completamente sprovvisto della facoltà di sognare…se non sapesse andare oltre il presente …quale impulso mi domando l’indurrebbe a cominciare e a condurre a termine grandi e faticosi lavori nell’arte, nella scienza e nella vita pratica?”. Sognare e lavorare per l’attuazione del sogno senza perdere di vista la realtà. Facciamo in modo che l’iscrizione a Rifondazione Comunista non abbia solo riguardo a una iconografia (Lenin detestava qualsiasi forma di culto della personalità) ma sia volta a un impegno di rilancio e di rinnovamento di un progetto che sia realmente di trasformazione sociale.

*segreteria nazionale Prc-Se,
responsabile nazionale organizzazione

Ezio Locatelli* -

E’ con dolore che apprendo della morte di Silvano Giai, compagno di tante battaglie No Tav a cui ero legato anche da un rapporto di amicizia e di tante frequentazioni. Silvano era malato da tempo ma non per questo si era arreso. Ha continuato sino all’ultimo a impegnarsi, a fare la sua parte. L’ultima volta che ci siamo visti, due mesi fa, abbiamo discusso di vini, della nuova edizione del Critical Wine No tav, una sua creatura che raccoglie produttori da tutta Italia all’insegna del motto Terra e Libertà. Poi ci siamo sentiti ancora, l’ultima volta poco più di due settimane fa. Come al solito era lui che chiedeva per primo “come va?”. No Silvano come vai tu? ”Combatto, faccio il possibile”. Mi mancherai Silvano. Mancherai tantissimo a Nicoletta che ti ha avuto sempre al suo fianco nella lotta no Tav. Mancherai a molti, in particolare al movimento No Tav della Valle di Susa che ti ha visto sempre come uno dei compagni più presenti e preparati nella lotta contro la distruzione di una Valle. Avevo fatto la scelta di iscrivermi a Rifondazione Comunista a Bussoleno per il legame forte costruito con il movimento No Tav, con te e Nicoletta a cui va in questo momento la mia vicinanza di pensiero. Ora è venuto il momento che tu Silvano possa riposare in pace. Continueremo noi a combattere quella che è stata la tua battaglia per un mondo migliore e più giusto.
Qui, alla Credenza di Bussoleno, con Silvano, l’8 dicembre 2024 al termine della manifestazione

Resp Organizzazione PRC-S.E.

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